Trump dice che gli Stati Uniti potrebbero agire da soli contro la minaccia nucleare della Corea del Nord
Il presidente Donald Trump ha affermato che gli Stati Uniti possono “totalmente” affrontare la minaccia nucleare della Corea del Nord unilateralmente se la Cina non coopererà per esercitare pressioni su quella nazione, secondo quanto affermato dal Financial Times.
“Se la Cina non risolverà con la Corea del Nord, lo faremo noi. Questo è tutto quello che vi posso dire”, ha detto Trump in un’intervista pubblicata sul Sunday. Quando si sta premendo sul fatto che si potesse risolvere il problema uno contro uno senza l’aiuto della Cina, il presidente ha dichiarato: “Non ho più niente da dichiarare. Totalmente.”
I commenti arrivano già durante il summit pianificato da Trump con il presidente cinese Xi Jinping nel resort presidenziale “Mar-a-Lago” di Palm Beach, in Florida. L’argomento “minaccia della Corea del Nord” ha dovuto attendere la fase centrale dei colloqui del 6-7 aprile. Trump ha detto che discuterà della Corea del Nord nell’ambito della cooperazione quando ospiterà nuovamente il leader cinese.
“La Cina ha grande influenza sulla Corea del Nord”, ha detto Trump nell’intervista. “Sia che la Cina deciderà di aiutarci con la Corea del Nord, sia che non lo faranno…. La cooperazione con gli Stati Uniti sarà molto buona per la Cina” - ha detto Trump – “..Ma se non cooperano, non sarà un bene per nessuno”.
La Cina ha sostenuto la Corea del Nord nella guerra sulla penisola contro la Corea del Sud negli anni ’50, in parte anche per evitare di avere un alleato americano ai suoi confini meridionali. Mentre i leader di Pechino hanno impiegato alcune sanzioni sostenute dalle Nazioni Unite contro la Corea del Nord, dopo una serie di test missilistici nucleari e balistici effettuati dai nordcoreani. Non dobbiamo dimenticare che la Cina rappresenta per il regime Nordcoreano più del 90 per cento del suo commercio totale. per questo motivo può condizionarne le scelte solo con il suo influsso politico-economico.
Trump, i venti di guerra ed il grande bluff
I primi 100 giorni di Donald Trump alla Casa Bianca si sono conclusi come erano iniziati: con un durissimo scontro tra il presidente ed i media americani. Il grande magnate americano (che con uno strappo clamoroso al protocollo ha disertato la tradizionale cena dei corrispondenti della Casa Bianca) è tornato ad accusare giornali e tv di essere “falsi e disonestì”. “Sono una disgrazia, sono parte del problema”, ha stigmatizzato il presidente americano citando in particolare la Cnn ed il New York Times. Irrefrenabile l’entusiasmo della grande folla di sostenitori riunitasi ad Harrisburg in Pennsylvania, una di quelle aree della “Rust Belt” ( gli Stati americani definiti della “cintura di ruggine” lo zoccolo duro favorevole a Trump) che hanno regalato al magnate la vittoria nelle elezioni dello scorso novembre. Una folla che lo ha galvanizzato come ai tempi della campagna elettorale.
Il Presidente proprio ad Harrisburg affermava – “Non potrei essere più felice di essere qui ad oltre 100 miglia lontano da Washington” – ha aggiunto Trump durante il comizio durato quasi un’ora – “la loro agenda non è la nostra agenda”. Ma secca la risposta del presidente dell’associazione dei corrispondenti della Casa Bianca, Jeff Mason, che aprendo la serata annuale dell’associazione disertata da Trump, ha respinto le accuse al mittente: “Siamo qui come sempre per celebrare la libertà di stampa e il buon giornalismo, non per celebrare la presidenza”. “Come si può vedere” – la sua frecciatina ironica – “la serata ha fatto lo stesso il tutto esaurito…”. Poi serio: “Non siamo fake news, e non siamo il nemico del popolo americano. Un attacco a noi è un attacco a tutti gli americani”. “Dobbiamo restare vigili”, ha ammonito ancora Mason, sottolineando come in gioco ci sia la libertà di stampa e chiamando sul palco due totem, due monumenti della libera informazione: Bob Woodward e Carl Bernstein, i mitici giornalisti investigativi del Washington Post che fecero scoppiare lo scandalo del Watergate.
“Caro presidente, i media non sono fake news”, hanno ripetuto i due grandi saggi del giornalismo americano e mondiale, invitando i loro eredi “a seguire i soldi come le bugie”. “La verità alla fine emerge” – hanno aggiunto – “Ci vuole del tempo, ma alla fine la verità viene fuori sempre” Intanto Trump nel suo comizio di Harrisburg ha annunciato il suo prossimo obiettivo: l’accordo di Parigi sul clima. “Presto prenderò grandi decisioni” - ha affermato. Martedì l’incontro tra i consiglieri del presidente per discutere l’eventuale ritiro degli Usa dall’intesa siglata in seno alle Nazioni Unite.
Così rispondeva a distanza Donald Trump, intervenendo nel comizio ad Harrisburg in Pennsylvania, per celebrare i primi 100 giorni della sua amministrazione:
Sul clima ci saranno altri cambi di rotta. “Presto sull’accordo di Parigi sul clima negoziato da Barack Obama prenderò una grande decisione”: lo ha detto Donald Trump, a proposito dell’incontro tra i consiglieri del presidente americano previsto per martedì prossimo, per discutere l’eventuale ritiro degli Usa dall’intesa siglata in seno alle Nazioni Unite.
Sulla Corea del Nord. “La Cina ci sta aiutando con la Corea del Nord. Ho avuto un buon incontro con il presidente Xi Jinping, abbiamo parlato ore e ore, è una brava persona. Hanno un grande potere ma per loro non è una situazione facile”.
ll presidente Usa Donald Trump ha detto in una intervista alla Cbs che “non sarà contento” se la Corea del Nord condurrà un altro test nucleare, aggiungendo che anche il presidente cinese non lo sarà. “Se fa un test nucleare, non sarò contento. E posso dirvi che credo che neppure il presidente cinese, che è un uomo molto rispettato in Corea del Nord, sarà felice”. Alla domanda se un altro test atomico comporterà un’azione militare della Corea del Nord, il presidente americano ha risposto: “non lo so, vedremo”.
Al di là di tutti questi cambi di rotta il presidente si troverà ad affrontare la crisi economica che in america non lascia scampo nemmeno ad un campione di triplo salto mortale come Trump: Pare che tra i sogni di gloria dell’amministrazione americana vi è l’illusione che non vi sia alcuna recessione economica nei prossimi dieci anni! Ma se ci sarà crescita non sarà prima del 2018 e di certo non sarà duratura, ma come ben sapete nel 2018 sarà ormai troppo tardi per fermare la nuova crisi e la recessione. Ma Trump promette il taglio delle tasse corporate al 15%, resta da sciogliere però il nodo delle coperture. L’attuale Segretario al Tesoro degli Stati Uniti d’America Steven Mnuchin, responsabile dell’economia, ribadisce poi: “Il presidente e io pensiamo fermamente che l’economia Usa raggiungerà un livello di crescita duraturo del 3%. Si tratta di un obiettivo realizzabile e la riforma fiscale è uno degli elementi fondamentali insieme alla alla riforme delle regolamentazioni finanziarie”. Mnuchin ha anche lasciato intendere che la riforma non comprenderà le tasse sulle importazioni facendo tirare un respiro di sollievo a quanti cominciavano ad intravvedere all’orizzonte nuove e deleterie politiche economiche di protezionismo. Resta però il dubbio a livello internazionale che il tutto obbedisca e sia permeato dalla strategia del grande bluff. Speriamo che Trump sia ricordato perlomeno come un grande giocatore.