“Palmira” detta la “Sposa del deserto” è minacciata. I miliziani islamisti dell’Isis, che hanno già devastato e distrutto diversi siti archeologici in Iraq, ora minacciano la stessa sorte per Palmira, in Siria, un antico gioiello registrato nell’elenco del Patrimonio mondiale dell’Unesco. Ancorata sull’Eufrate in un’oasi 240 km a nord-est di Damasco, Palmira è stata a lungo un centro carovaniero, tappa fondamentale per i viaggiatori ed i mercanti che attraversavano il deserto siriano per collegare Roma e le principali città dell’impero con la Mesopotamia e la Persia e da qui sino all’India ed alla Cina. Adesso la battaglia tra le forze di Damasco ed i gruppi dell’Isis è giunta a due chilometri dalla periferia orientale della città.
DAMASCO, 14 maggio 2015 - Ventisei persone sono state uccise dall’Isis in un villaggio vicino Palmira, nell’est della Siria. Lo riferisce l’Osservatorio siriano dei diritti umani che sottolinea che 10 delle vittime sono state decapitate. “Gli jihadisti – afferma la Ong – hanno giustiziato 26 civili, di cui 10 per decapitazione, per la loro collaborazione con il regime”.
Dopo aver devastato diversi siti archeologici in Iraq, gli jihadisti dell’Isis ora minacciano Palmira in Siria, dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanita’. E’ l’allarme lanciato dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, dopo la sconfitta dei soldati del regime di Bashar al Assad nei pressi del sito archeologico. Come ha sottolineato il direttore dell’Ong, Rami Abdel Rahman, “Palmira e’ minacciata, l’Isis ha conquistato tutte le postazioni dell’esercito” tra Al-Sukhnah ed il sito archeologico, ritrovandosi a meno di due chilometri dalle rovine, nella sua avanzata verso la cittadina. A Palmira si trovano le rovine di una grande città, considerata uno dei principali centri culturali del mondo antico. I suoi templi ed il colonnato, celebri in tutto il mondo, sono in pericolo se gli jihadisti dovessero arrivarci, replicando le distruzioni compiute a Nimrud e Hatra in Iraq.
Proprio per affrontare questa minaccia è in corso al Cairo una conferenza internazionale. Il direttore delle antichità siriano, Maamoun Abdulkarim, ha confermato la minaccia: “se la città cade, sarà una catastrofe internazionale, una ripetizione delle barbarie e dei saccheggi che abbiamo visto a Nimrud, Hatra e Mosul”. La moderna città di Tadmur ospita 1.800 famiglie, scappate da Al-Sukhnah, caduta mercoledì nelle mani degli jihadisti, tra ingenti perdite per entrambe le parti, con 70 morti per l’esercito siriano e 40 per l’Isis, tra cui due comandanti.
Secondo i siti web jihadisti, uno di questi è Abu Malik Anas al-Nashwan, apparso in un video dell’Isis in cui vengono decapitati 28 cristiani etiopi ed eritrei in Libia.