Un giovane di 21 anni è morto a Cevo, in Valcamonica, nel bresciano, era residente a Lovere nel Bergamasco, in gita con gli amici dell’oratorio. Pare sia rimasto schiacciato dal Cristo Redentore, la croce dell’artista Enrico Job. Improvvisamente la Croce ricurva si è spezzata cadendo sul ragazzo travolgendolo e provocandone la morte. Il ragazzo, Marco Gusmini era in gita con gli amici dell’oratorio accompagnati dal curato don Claudio Laffranchini in pellegrinaggio alla croce di Job in vista dell’imminente canonizzazione di Giovanni Paolo II. Marco Gusmini era affetto da disabilità motoria, per questo probabilmente non è riuscito a portarsi in salvo in tempo, come invece sono riusciti a fare i suoi amici. Il giovane aveva avvertito degli scricchiolii, ma era convinto fosse il rumore del vento. Era invece la croce in legno che si è spezzata travolgendolo mentre gli altri riuscivano a mettersi in salvo. La Procura di Brescia ha aperto un’inchiesta affidata al sostituto procuratore Katy Bressanelli, bresciana proprio della Valcamonica.
La Croce di Cristo Redentore dell’Uomo venne ideata dall’artista Enrico Job in occasione della visita a Brescia di Papa Giovanni Paolo II il 19-20 settembre 1998, per la commemorazione del centenario della nascita del bresciano Papa Paolo VI e della beatificazione del camuno Giuseppe Tovini.
La Croce del Papa con i suoi oltre 30 metri di altezza, dal 5 novembre 2005 spicca sul dosso dell’Androla a Cevo. Ricurva sulla Valle Camonica quasi ad avvolgerla e proteggerla, diffonde ai popoli l’invito alla riconciliazione, alla fraternità ed alla pace. È una trave curva, larga 72 cm e con profondità variabile dai 2 metri della base fino a 0,60 cm della cima. Un monumento alla spiritualità, una struttura stagliata nel cielo come la prua di una imbarcazione simbolo della navigazione spirituale. Questo stava dietro l’idea della Croce del Cristo Redentore, conosciuta come la Croce del Papa, alta 30 metri e ideata da Enrico Job, artista e sceneggiatore teatrale, marito di Lina Wertmuller morto nel 2008. Il Cristo che vi è inchiodato è invece un’opera dello scultore Giovanni Gianese. Una scultura di 6 metri e 6 quintali di peso. Alla base la scritta ‘Stat crux dum volvitur orbis’ (La croce si erge mentre il mondo sta girando). La croce venne creata nel 1998 per la visita a Brescia di Papa Giovanni Paolo II nel centenario della nascita di Paolo VI e sistemata allo stadio Rigamonti, dove venne celebrata una messa. Nel 2005 venne portata sul Dosso dell’Androla a Cevo, 1200 metri di altezza, noto anche come il balcone della mezza Valcamonica. Da quella posizione la struttura dominava la vallata in un panorama mozzafiato e negli anni è diventato luogo di gite e pellegrinaggi. Come spiega il sito del comune di Cevo, la Croce era una trave curva a sezione ‘a cassonè, larga 72,50 cm e con profondità variabile dai 2 metri della base fino a 0,60 cm della cima. In legno lamellare, si sviluppava in tre tronconi giuntati raggiungendo l’altezza di oltre 30 metri e alla base occupava 20 metri. Sempre secondo il sito del comune di Cevo, la scultura era stata stabilizzata contro le raffiche di vento che spesso investono il Dosso dell’Androla. Non pare comunque che oggi fosse una giornata particolarmente ventosa. La statua del Cristo, abbozzato in polistirolo espanso, prima di essere trasportata a Cevo era stata completamente rifatta, divisa in quattro parti per permettere l’inserimento dell’armatura metallica, la traduzione in resina e il trasporto. Successivamente le cavità interne sono state riempite di poliuretano espanso per evitare deformazioni della superficie e infiltrazioni d’acqua.
ENRICO JOB: LA CROCE RICURVA E I MILLENNI: Nel video sopra in una delle sue ultime interviste
Con le seguenti parole l’artista Enrico Job (morto nel 2008 marito della regista Lina Wertmuller),spiegò come nacque l’idea della Croce di Cristo Redentore con il suo messaggio spirituale:
…“La forma ovale dello stadio (di Brescia) rendeva abbastanza logico pensare che il palco lo si costruisse appoggiato a una delle due curve minori. Dunque, là in fondo, verso quell’unica parte si sarebbero rivolti tutti gli sguardi. […] L’intero stadio poteva essere ripensato come un’enorme nave o arca, e poteva essere anche interessante immaginare di dare al centro, là in fondo, con una grande Croce curva proprio come la prua di una gigantesca nave, l’idea di una guida per una possibile navigazione spirituale. Ecco, questo poteva essere l’accento forte, il senso dell’opera. […] Stagliato contro il cielo, trasfigurato da quell’altezza e dalla grande proporzione, avrebbe suggerito la dimensione spirituale dello storico tragico sacrificio consumato nel dolore e nella morte, e finalmente per sempre irraggiungibile dalla vulnerabilità della materia terrestre. [...] Il monumento doveva diventare qualcosa di altrettanto significante ma senza più lo stadio, senza più alcun evento che lo giustificasse, ma con un tessuto […] di mille e mille anni: le sculture di due tessuti di tempo, piene di strappi e lacerazioni, come sappiamo essere stati i due millenni appena trascorsi sotto l’ala della Croce”. (citazione di Enrico Job).
Cevo porta con diritto il titolo di balcone della media Valcamonica e il Dosso dell’Androla è il suo belvedere. Posto ai piedi dell’abitato stesso, adagiato su un enorme spuntone di roccia che sprofonda nel vuoto per oltre ottocento metri fino ai meandri del torrente Poglia nel punto in cui esso raggiunge il fiume Oglio, apre ad una vista che domina per dieci chilometri verso sud dal fondovalle da Cedegolo al Castello di Breno e al Cristo Re di Bienno. Ad oriente mostra l’alpestre Valle di Saviore con la Conca del Lago d’Arno la “vedretta” (ghiacciaio di piccola estensione costituito da un lastrone ghiacciato lungo un versante a ripido pendio o racchiuso in una conca) del monte Re di Castello e la catena di monti che salgono verso nord fino al Pian di Neve e all’Adamello. La tradizione vuole che sotto il Dosso dell’Androla, tra quelle rocce vertiginose, esistessero (qualcuno dice fin dai tempi dei romani), delle cave di rame dette “ramine”. Recentissime ricerche in loco hanno confermato queste ipotesi. La fantasia popolare, col passare del tempo, ha collocato in quegli antri, la dimora di streghe che duranti i temporali, sfidando le saette, uscivano dai loro sotterranei, le “büse dé lé strìe”, e ballavano sui prati del Dosso dell’Androla.
Attualmente il Dosso ospita una Cappelletta intitolata alla Madonna di Caravaggio, risalente al XVI secolo, vicino la grande Croce spezzata del Papa, ideata da Enrico Job. Con le seguenti parole l’artista Enrico Job spiegò come nacque l’idea della Croce di Cristo Redentore e del suo messaggio spirituale: …“una grande Croce curva proprio come la prua di una gigantesca nave, l’idea di una guida per una possibile navigazione spirituale. Ecco, questo poteva essere l’accento forte, il senso dell’opera. […] Stagliato contro il cielo, trasfigurato da quell’altezza e dalla grande proporzione, avrebbe suggerito la dimensione spirituale dello storico tragico sacrificio consumato nel dolore e nella morte, e finalmente per sempre irraggiungibile dalla vulnerabilità della materia terrestre. [...] Il monumento doveva diventare qualcosa di altrettanto significante ma senza più lo stadio, senza più alcun evento che lo giustificasse, ma con un tessuto […] di mille e mille anni: le sculture di due tessuti di tempo, piene di strappi e lacerazioni, come sappiamo essere stati i due millenni appena trascorsi sotto l’ala della Croce”.
«I ragazzi stavano facendo merenda e sono scappati in tutte le direzioni quando hanno sentito il rumore del legno che si spezzava: purtroppo quel giovane è andato nella direzione sbagliata», racconta il sindaco di Cevo, Silvio Cetrone che è subito corso sul luogo della tragedia. «Qui c’è un bell’anfiteatro oltre allo spiazzo erboso – ha spiegato il sindaco – è meta di gite e pellegrinaggi, mai ci saremmo aspettati un dramma del genere».
«Una tragedia immane, che mi commuove e mi colpisce ancora di più perché avvenuta nella mia terra, in luoghi che conosco molto bene e che so quanto siano cari ai devoti». Lo afferma la bresciana Viviana Beccalossi, assessore regionale al territorio della Lombardia, commentando la notizia della morte del giovane a Cevo. «In situazioni come queste, purtroppo, non resta che stringersi intorno alla famiglia, ai cari e agli amici di questo sfortunato ragazzo, ai quali rivolgo le mie più sentite condoglianze».
Lina Wertmuller,moglie dell’artista autore della Croce, ha dichiarato: «È una notizia che mi ha sconvolto. Penso a quel povero ragazzo e alla sua famiglia. Quella croce era un grande simbolo per il Paese, ma tutto questo viene molto dopo la vita di quel ragazzo. Era un’opera bellissima, un omaggio al Papa Giovanni Paolo II in occasione della sua visita a Brescia – ricorda Wertmuller – Prima era nel campo sportivo, poi fu portata sulle Alpi, proprio perchè era diventata un simbolo per l’Italia. Mio marito ci teneva moltissimo». «Quella croce sembrava voler proteggere l’Italia – continua la regista -, ma ora tutto questo sembra sciocco di fronte a questa terribile tragedia». Si trattava di un’opera imponente che aveva bisogno di una particolare manutenzione? «Sicuramente, ma non saprei dire nulla di più su questo aspetto».