La coalizione di maggioranza renziana: “I voucher saranno aboliti”
Preoccupati soprattutto per i datori di lavoro: “Sarà previsto un periodo di transizione per i buoni in circolazione già acquistati”
Il canto delle sirene renziane
Sale il canto delle “sirene renziane”: “I voucher saranno aboliti”. La maggioranza parlamentare renziana alla fine ha scelto la soluzione più drastica, ma la più sicura e conveniente, per affrontare la questione dei buoni lavoro e di fatto disinnescare il referendum promosso dalla Cgil. “Oggi voteremo per l’abrogazione totale dei voucher”, ha spiegato Patrizia Maestri (Pd), relatrice della proposta di legge che doveva essere votata in commissione Lavoro della Camera ieri pomeriggio. “Ci sarà un periodo di transizione fino al 31 dicembre 2017 per permettere di utilizzarli a chi li ha già acquistati”, ha continuato Maestri sottolineando che l’abrogazione “va bene, è un risultato inatteso ma positivo, speriamo però che il governo non li faccia poi rientrare sotto altre forme”, ha concluso.
Il testo dell’emendamento che la maggioranza ha votato ieri in commissione Lavoro dovrebbe andare ad eliminare gli stessi tre articoli del Jobs Act (decreto legislativo 81 del 2015), di cui chiede l’abrogazione il quesito referendario della Cgil. I tre articoli rientrano nel capitolo VI sul lavoro accessorio: il 48 su “definizione e campo di applicazione”; il 49 su “disciplina del lavoro accessorio” e il 50 su “coordinamento informativo a fini previdenziali”. Ci si chiede se era necessario un finto “aggiustamento” verso sinistra (verso i lavoratori), della stessa parte politica che aveva virato incomprensibilmente a destra (verso i datori di lavoro) con la stessa istituzione e messa in atto del “Jobs Act”, non certo può essere un aggiustamento di natura ideologica a questo punto, ma giustificato solamente dal terrore per un risultato sfavorevole del voto.
“Noi – ha spiegato innocentemente la deputata Pd – saremmo stati favorevoli a mantenere i voucher per le famiglie ma a seguito del confronto con il governo andremo verso l’abrogazione”.
Da oggi il Consiglio dei ministri dovrebbe quindi adottare il relativo decreto. “Chiediamo – conclude Maestri – che si tenga conto anche del tema appalti, su cui pende l’altro referendum voluto della Cgil”. La soluzione adottata ieri dovrebbe confluire in un decreto che il governo dovrebbe essere pronto a votare già da oggi. Il decreto dovrebbe comprendere anche norme che ristabiliscano il principio della solidarietà tra committente, appaltatore e subappaltatore rispetto alle prerogative dei lavoratori, sterilizzando di fatto anche il secondo dei quesiti referendari proposto dalla Cgil. Altrimenti non ci sarà trippa per gatti.
Lo stesso esecutivo che inizialmente aveva espresso la volontà di compiere un intervento di correzione, seppur solo in apparenza significativo, lasciando comunque in vigore i buoni, negli ultimi giorni ha cambiato rotta e si è fatta strada la linea portata ad evitare ad ogni costo il confronto elettorale, caldeggiata probabilmente anche dall’ex presidente del Consiglio Renzi, preoccupato delle possibili ripercussioni politiche di un eventuale insuccesso al referendum (che diventerebbe per la seconda ed ennesima volta un’altisonante bocciatura), fissato martedì per il 28 maggio.
Basta voucher!
In casa CGIL
In casa Cgil, non ci sono canti che possano inebetire i leader del sindacato, se questi hanno le orecchie tappate a qualsiasi tentativo di depistaggio. Il leader della Fiom, Maurizio Landini, tra i primi promotori dei referendum (compreso quello sull’articolo 18, non ammesso dalla Corte costituzionale), sottolinea che l’abrogazione dei voucher è “quello che chiedevamo, l’obiettivo che volevamo raggiungere”, quindi “vuol dire che abbiamo fatto bene a chiedere il referendum”. Camusso e Landini continuano a puntare l’attenzione però anche sull’altro quesito referendario per la reintroduzione della responsabilità solidale negli appalti, che riguarda “milioni di persone”. E sulla reintroduzione del reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo: “Noi abbiamo intenzione di continuare la battaglia sul Jobs act”, ribadisce Landini.
La campagna elettorale “va avanti”, insiste la Camusso. Determinazione da parte della segretaria nazionale CGIL nella lotta sui diritti del lavoro, se non sarà legge tutto ciò non sortirà effetto da parte del governo, non scongiurando gli ormai temuti referendum. Susanna Camusso: “La nostra campagna va avanti, vogliamo vedere i testi di legge e il nostro obiettivo è la Carta dei diritti universali del lavoro”. Così il segretario generale della Cgil Susanna Camusso commenta l’esito del Consiglio dei Ministri di oggi, che ha dato il via libera ad un decreto legge che prevede l’abrogazione dei voucher e il ripristino della responsabilità solidale negli appalti. “Non diciamo ‘abbiamo vinto’ prima di vedere i testi, ma una vittoria c’è: le persone non sono più rassegnate”.
Dovranno fare in fretta per approvare il decreto legge, dovranno porre la fiducia come al solito o trovando anche, molto probabilmente, nuove maggioranze mai cercate prima, in aeree ideologicamente più consone ad un governo di centro-sinistra. Si tornerà quindi al confronto delle idee? Magari! Speriamo che non siano troppo sereni, la CGIL ha una data: 28 maggio 2017.
Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni in visita al Centro per l’impiego insieme al presidente Anpal, Maurizio Del Conte
Intanto già ieri 16 marzo 2017, veniva fatto da Gentiloni in visita ad Avellino l’annuncio che le prime 30mila lettere per la richiesta dell’assegno di ricollocazione stanno partendo, destinate al primo gruppo di disoccupati percettori di Naspi da almeno quattro mesi. Il buono è compreso tra i 250 e i 5.000 euro, a seconda dell’occupabilità del lavoratore e del contratto che si ottiene, e potrà essere “speso” per usufruire di servizi di “assistenza intensiva” alla ricollocazione presso un centro per l’impiego o un’agenzia per il lavoro accreditata. E’ “la prima misura nazionale di politica attiva – rimarca Del Conte – e rappresenta per il nostro Paese un radicale cambio di prospettiva”.
Sarà davvero una svolta? Ci si trovi o non ci si trovi di fronte ad un vero cambio di rotta, scelta obbligata o no, dovranno fare i conti prima o poi con il popolo italiano.
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