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Aggiunto da il 2015-07-18

Nella registrazione telefonica pubblicata su Repubblica TV, durante l’intervista di Claudia Accogli, il pianto di Crocetta: “Non ho sentito quella frase, sofferenza ingestibile”

PALERMO, 16 luglio – Lucia Borsellino “va fermata, fatta fuori. Come suo padre”. Come Paolo Borsellino, il giudice assassinato il 19 luglio 1992. Sono parole pesantissime, intercettate pochi mesi fa. A pronunciarle non è un boss, ma un medico di successo: Matteo Tutino, primario dell’ospedale palermitano Villa Sofia, arrestato nei giorni scorsi. All’altro capo del telefono c’è il governatore della Sicilia Rosario Crocetta, che ascolta e tace. Non si indigna, non replica: nessuna reazione di fronte a quel commento macabro nei confronti dell’assessore alla Salute della sua giunta (dimessasi qualche giorno fa), scelto come simbolo di legalità in un settore da sempre culla di interessi mafiosi. Lo rivela l’Espresso nel numero in edicola domani, anticipato sul sito on line del settimanale.
“Non ho sentito la frase su Lucia, forse c’era zona d’ombra, non so spiegarlo; tant’è che io al telefono non replico. Ora mi sento male”. Così il governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, commenta l’intercettazione.
Rosario Crocetta e Matteo Tutino hanno condiviso molto. Il chirurgo estetico da anni è il suo medico personale. Un rapporto intenso, proseguito fino all’intervento della magistratura che il 29 giugno lo ha arrestato con l’accusa di falso, abuso d’ufficio, truffa e peculato, contestando un intreccio perverso tra incarichi pubblici e affari privati. Anche in quelle ore, Tutino ha chiamato Crocetta sul cellulare per avvertire il più famoso dei suoi pazienti: “Mi stanno arrestando”.

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L’abbraccio tra Manfredi Borsellino e il capo dello Stato, Sergio Mattarella

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Il fuori programma arriva nel pieno della cerimonia, davanti al capo dello Stato, dopo le strette di mano e i saluti ufficiali. Quando il rito della memoria, mai come quest’anno preceduto da veleni e polemiche, ha preso il via. Manfredi Borsellino si avvicina al palco con un foglietto in mano. Lui, schivo e commosso, la voce che si rompe spesso, scombina un cerimoniale studiato nei particolari. E nel giorno in cui si dovrebbe ricordare il padre, ucciso da Cosa nostra 23 anni fa, parla di sua sorella Lucia, da un mese ex assessore alla Sanità della giunta Crocetta.