“Il sindacato è sempre pronto al confronto e altrettanto pronto al conflitto per contrastare politiche non condivise”. Così esordisce, aprendo la giornata di lavori al summit dei sindacati europei, il leader della Cgil, primo sindacato italiano nonché ideologicamente di sinistra, Susanna Camusso, in vista dell’imminente incontro con il premier Matteo Renzi previsto per domani. Sono tempi duri per i sindacati italiani, durissimi, degni di un’epopea ormai al tramonto, in una cornice politica che ideologicamente vede “la sinistra” in totale confusione ed in crisi d’identità.
“Il nuovo governo si era presentato all’insegna del superamento della rappresentanza sociale e sindacale. Negli ultimi giorni forse si è determinato un cambiamento: spero che il ripensamento sia vero e serio” – aggiunge Susanna Camusso – “Perché l’idea del jobs act è quella di concedere diritti poco estesi in cambio di un taglio dei diritti per chi ha un lavoro stabile e una politica di ridimensionamento del salario”. Camusso insiste poi nel paragonare Renzi a Margaret Thatcher. Siamo a metà del semestre europeo a guida italiana – dichiara – “e non c’è stato ancora accenno di dialogo sociale da parte del presidente del Consiglio. Questa modalità si era vista in Europa una sola volta, con madame Thatcher”. Troppo buona la Susanna, anche sovrastimante nel paragone, risulta estremamente azzardato.
Il nostro “Renzino” è stato molto più originale della “lady di ferro”, più televisivo, genialoide e mass-mediatico, soprattutto dopo il suo primo esordio con la farsa della vendita delle 100 auto blu (sapete tutti com’è andata a finire..: svendute a prezzi irrisori pochissime, acquistate invece almeno altre 200 a prezzi stratosferici); dopo il voltafaccia sui rinnovi contrattuali, che oggi possiamo definire dilettantesco e patetico, abbiamo assistito al sopraggiungere della farsa vergognosa, falsa ed elemosina, degli 80 euro “lordi” in busta paga: che non sono mai stati 80, al netto, ma nemmeno sono rimasti la metà di questi, se si considerano le nuove detrazioni (tasse sull’elemosina) contestualmente applicate: Non se ne conobbero nemmeno mai i beneficiari! Dopo la geniale riforma (falsa cancellazione) delle province, che da “cancellate” adesso ci ritroviamo ancor più a servitù ed esclusivo appannaggio (togliendo il voto al popolo e lasciando l’elezione dei rappresentanti provinciali ai consigli comunali) della “casta dei politici”: questo è sintomatico di un’altro passo indietro della democrazia in Italia. Ancora sull’abolizione o riforma dell’articolo 18 che ha disorientato le componenti sindacali e non solo… Adesso, ultima trovata, ultimo sketch di Renzino, vuole darci il nostro TFR in anticipo, magari tassandolo.. fortunatamente tale bontà d’animo è stata subito bocciata sul nascere dal parere difforme della confindustria per mancanza di liquidità delle piccole e medie industrie italiane!
Intanto, alla vigilia dell’approdo al Senato del jobs act, pare sempre più certa l’intenzione del governo di porre in aula, la fiducia sulla riforma del lavoro. Stasera si riunirà un Consiglio dei ministri che all’ordine del giorno prevede correzioni al decreto legislativo antimafia, ma che contiene anche varie ed eventuali. Dinanzi a un’ipotesi che ormai viene considerata un dato di fatto, a intervenire dalla minoranza interna al Pd è Stefano Fassina, il quale su Twitter lascia intendere, nel caso, “conseguenze politiche”.
Di certo c’è che il governo intende procedere alla svelta. L’obiettivo, infatti, è arrivare al vertice UE di mercoledì prossimo a Milano con una riforma del lavoro fresca di approvazione, in modo da poter annunciare la novità in diretta agli altri leader europei. Un modo per ottenere il via libera a quella legge di stabilità che a fine mese finirà sotto la lente di Bruxelles. Bravo Renzino, se continui così a distruggere quel consenso della sinistra, quel 30 % ottenuto alle ultime elezioni, quanto diventerà alle prossime elezioni, chi voterà il PD? Ma chi voterà la sinistra? Questa sinistra, bugiarda e marpiona, sempre pronta a tassarti e tartassarti?! Ah! Già, dimenticavo, ma in Italia si vota ancora?