Per la storia della chiesetta dedicata al culto della Madre di Dio Maria SS. di Ripalta dobbiamo andare lontano nei secoli, fino ai tempi prima della venuta di Gesu’. Il poeta latino Orazio, di Venosa, nomina il posto dove il fiume Ofanto scorre sotto le ripe alte. Egli ne parla quando ricorda che a volte veniva invitato presso un amico che aveva una villa sull’Ofanto. Ad Orazio piaceva sonnecchiare sotto la pianta di un’elce oppure fra l’erba, mentre gli faceva compagnia il mormorio dello scorrere delle acque dell’Ofanto: in quel punto, nota il poeta, il fiume scorre sotto la riva alta e di quella località ha preso la denominazione di “Ripa Alta”. Sulla ripa sinistra dell’Ofanto si trova la chiesetta dedicata alla Madre di Dio Maria Santissima di Ripalta.
La chiesetta ha preso il posto, o per lo meno sorge sul luogo, dove prima c’era un tempietto dedicato alla dea pagana chiamata Dea Bona. Una signora devota di questa Dea fece erigere a sue spese un tempietto sulla ripa alta (la ripa sinistra) dell’Ofanto e di questo si trova memoria in una lapide acquasantiera che ancora oggi si conserva nel Santuario Diocesano.
Fra il 600 e il 700 dopo Cristo vennero nella località dei monaci basiliani dall’Oriente. Questi monaci scapparono dalle loro zone perché l’Imperatore d’Oriente, Leone III l’Isaurico, scatenò una violenta persecuzione e voleva distruggere tutte le immagini sacre. Essi dovettero erigere qui una chiesa e un convento. I monaci restarono per vari decenni, poi dovettero andare via perché circolavano nella zona troppi banditi che creavano una situazione di estremo pericolo.
Quando il quadro della Madonna, che forse era stato nascosto dai monaci prima di allontanarsi, fu ritrovato (nel 1172), iniziò il culto che si perpetua in quello che è il Santuario Diocesano della Madre di Dio Maria SS. di Ripalta.
Il 27 Gennaio 1543 il Capitolo dell’Arcipretura Nullius di Cerignola, e per esso l’Arciprete, cedette il territorio di Ripalta, la Cappella e i fabbricati annessi al Conte Leonardo Caracciolo.
Nel 1859 la Madonna di Ripalta fu proclamata Patrona principale di Cerignola e la si festeggia l’8 settembre, il giorno della natività di Maria. Da allora si stabilì che l’immagine per sei mesi, da ottobre ad aprile, rimanesse nella cappella su l’Ofanto, e per gli altri sei mesi fosse ospite della Cattedrale di Cerignola (Duomo Tonti).
Il 31 Maggio 1993 il Vescovo di Cerignola ed Ascoli Satriano Giovan Battista Pichierri riacquistò per la Diocesi di Cerignola Ascoli Satriano la Casa della Madonna più 10.878 ettari di terreno circostante con le offerte del clero e dei fedeli di Cerignola.
Dopo il riacquisto il Santuario ha ricevuto cure e attenzioni particolari che lo hanno reso più confortevole, lo hanno abbellito ed arricchito all’interno e all’esterno (via Crucis, via Matris, boschetto, monumenti).
Toccherà ai devoti della Madonna tutelare questo sacro luogo e renderlo sempre più “punto di riferimento per la fede e la devozione mariana”.
L’icona di Maria SS. Di Ripalta è l’unico esemplare superstite in Puglia di Madonna con Bambino in trono, del tipo Odighitria dexiokratousa, che raffigura la Vergine che regge il bambino Gesù con la mano destra. La Vergine, che è guida per i cristiani nel loro cammino, indica con la mano sinistra il piccolo Gesù, seduta su di un cuscino di colore rosso posto su di un trono ornato di palmette. La Madonna indossa una tunica azzurra, e su di essa il maphorion, una sopraveste porpora, trapunta di undici croci-fiorellini, emblema di purezza e verginità. La veste della Madonna presenta una cuffia dello stesso colore della tunica, l’azzurro. Invece il bambino Gesù indossa una tunica di color ocra scura, la quale sfuma sull’oro, con una larga fascia di colore rosso intenso stretta alla vita. Egli benedice con la mano destra, secondo il rituale tipico della liturgia bizantina, mentre con la sinistra stringe un rotulo, dove è scritta la volontà del Padre. Le gambe del Cristo fanciullo sono nude ed incrociate, quasi a rimandare alla futura Passione. Mentre i piedi della Vergine Maria non sono ben visibili a causa di alcune scrostature. Le aureole sono graticolate nel gesso, e quella del bambino presenta anche una croce. In alto alle due estremità sono presenti due angioletti su delle nuvolette, che incensano la figura della Vergine e del Bambino, probabilmente aggiunti in epoca più tarda. Appena sotto di loro sono presenti le lettere MHP (Madre), a sinistra, e le lettere greche Θ e Υ (di Dio), a destra.
Attorno alla storia della Madonna di Ripalta ruotano due leggende, la prima narra che il quadro fu rinvenuto, intorno al 1172, da una banda di malfattori che ritrovarono il quadro, nella vicina boscaglia nelle adiacenze del fiume Ofanto. In un primo momento, quello che sembrava un tavolaccio, fu preso ed utilizzato per battere il lardo. Un giorno il capo della banda sbagliò il taglio e l’ascia si conficcò nella tavola da cui sgorgò del sangue. Il brigante, impaurito, avverti così i compagni, con i quali scoprì che sotto l’untume era raffigurata l’immagine della Vergine Maria con in grembo Gesù bambino, entrambi con il volto sfregiato per l’offesa ricevuta. Un’altra versione della leggenda racconta che l’icona fu ritrovata da alcuni boscaioli che pensarono di utilizzare il ‘tavolaccio’ per farne legna da ardere. Al primo colpo d’ascia, dall’icona cominciò a fuoriuscire sangue. Fu così che sul luogo dove venne rinvenuta l’immagine, fu eretta una cappella (in realtà le fonti epigrafiche e archeologiche documentano che l’edificio è preesistente al 1172 e comunque dedicato a culti pagani, come quello della dea Bona) e cominciarono i primi pellegrinaggi devozionali. Dato che il luogo non distava molto sia dalla città di Cerignola che da quella di Canosa, queste ultime si contesero per molto tempo la proprietà del luogo e soprattutto dell’icona. Per risolvere definitivamente il contenzioso, si pensò di mettere il quadro su un carro trainato da buoi e far decidere a questi ultimi dove recarsi. Il carro si diresse tre volte verso Cerignola, decretando così la proprietà alla città ofantina. Il popolo volle però che non si procedesse al restauro della cicatrice sul volto della Madonna, affinché la condanna della violenza e sopraffazione rimanesse sempre viva. Di questa contesa esiste una vera e propria rievocazione storica denominata “Palio della Madonna di Ripalta” (si svolge a settembre in Cerignola), documentata nel seguente video di Sabino Mazzarella:
CRONISTORIA DEGLI EVENTI
ANNO 1172: Rinvenimento del Sacro Tavolo sulla ripa alta dell’Ofanto
ANNO 1543: 27 gennaio, cessione della Casa della Madonna e dei terreni circostanti a Leonardo Caracciolo
ANNO 1859: Maria SS. di Ripalta viene dichiarata Patrona Principale di Cerignola con breve apostolico di Pio IX
ANNO 1949: 8 settembre, incoronazione della Sacra Icona con breve apostolico di Pio XII
ANNO 1992: 8 settembre, Maria SS. di Ripalta viene dichiarata Patrona Principale della Diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano e la casa della Madonna viene dichiarata “Santuario Diocesano” con decreto del Vescovo Pichierri
ANNO 1993: 31 maggio, il Vescovo G.B. Pichierri riacquista per la Diocesi di Cerignola-Ascoli S. la casa della Madonna ed ettari 10.878 di terreno circostante con le offerte del clero e dei fedeli di Cerignola.
Oggi sabato 26 Aprile 2014, essendo il primo sabato dopo Pasqua si svolge la Cerimonia del Vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano nel Santuario Campestre, seguito dalla processione della Icona della Madonna che viene portata dai fedeli nel Duomo di Cerignola seguendo un percorso di circa 10 Km con cerimoniali e diverse tappe di preghiera. La processione dura dalle h. 11.00 circa fino alla sera oltre le h 21,00 quando l’Icona viene portata e giunge in Duomo. L’Arciconfraternita dell’Assunta ha il privilegio di portare l’icona in processione durante il viaggio. Dopo la funzione celebrata dal vescovo, la Madonna viene portata in spalla dai portantini verso Cerignola, prima però l’icona viene girata per il saluto alla sua casa e per la benedizione dei campi. Tornando a Cerignola l’immagine sosta prima alla Salve Regina, dove l’aspetta la Confraternita della Morte e Orazione, e poi alle Pozzelle, accolta dalla tradizionale bassa banda “Città di Molfetta” e dal concerto bandistico “Città di Cerignola”. Alle 19.15 le campane di tutte le chiese suonano festose per l’arrivo della Patrona alle porte della città. Si ferma, quindi, alla Chiesa di San Domenico, dove la popolazione gioisce per il ritorno della sua Santa Madre: qui avviene il saluto da parte del vescovo e lo sparo di mortaretti e spettacoli pirotecnici. La processione si muove alle ore 20.30 circa e raggiunge la Cattedrale della città, dove per sei mesi rimane esposta alla venerazione dei fedeli.
Per un virtual tour visitare il sito:
http://www.italiavirtualtour.it/dettaglio.php?id=1538