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Aggiunto da il 2015-10-11

Nel Video : i fattori che porterebbero lo stallo alla crescita globale

Il Fondo Monetario Internazionale ha abbassato le sue previsioni per la crescita economica globale di quest’anno.

Ha ridotto la sua stima al 3,1% dal 3,3% prevista nel mese di luglio. La previsione per il 2016 è scesa al 3,6% dal 3,8%.
“Un ritorno alla robusta e sincronizzata espansione globale resta un qualcosa d’inafferrabile”, afferma il Fondo Monetario Internazionale.
Il rapporto avverte anche che i rischi di un esito peggiore rispetto le sue previsioni sono più marcate di quanto non fossero solo pochi mesi fa.
I downgrade sono più acuti per le economie emergenti, in particolare Brasile, Nigeria, Sud Africa e Russia.
Così la previsione del FMI è ancora di crescita, ma la crescita è decisamente poco brillante, soprattutto per l’anno in corso.

Nigeria in crescita ma relativa - Gli esportatori di petrolio come la Nigeria sono stati colpiti dal calo dei prezzi delle materie prime

Nigeria in crescita ma relativa – Gli esportatori di petrolio come la Nigeria sono stati colpiti dal calo dei prezzi delle materie prime

I fattori che porterebbero allo stallo della crescita globale

Recupero modesto

Le economie sviluppate sono tenute a gestire la crescita in maniera leggermente più forte di prima, riflettendo la modesta ripresa nella zona euro ed il ritorno della crescita in Giappone, anche se questa sembra provvisoria al meglio delle previsioni.

L’eredità del receding della crisi finanziaria sono elementi in questa storia, così come il supporto di lunga durata delle politiche delle banche centrali – passate dai bassi ai tassi d’interesse zero ed infine al quantitative easing, che continua nella zona euro ed in Giappone.

Le economie emergenti e in via di sviluppo rappresentano ancora ciò che il Fondo monetario internazionale definisce la parte del leone della crescita mondiale, ma stanno rallentando, nel 2015 per il quinto anno consecutivo.

Un fattore importante è la transizione economica della Cina – da una crescita molto rapida guidata dagli investimenti e dalle esportazioni industriali,  ad una moderata espansione basata in misura maggiore sulla spesa dei consumatori cinesi e sempre più sui servizi.

Il FMI afferma che il “cambiamento” in se stesso è uno dei fattori diretti responsabili dell’emergente fenomeno del rallentamento economico mondiale. Ma la Cina è anche un elemento chiave alla base di altre forze.

Prezzi vantaggiosi

I produttori di petrolio sono stati colpiti dal calo del prezzo delle loro esportazioni. Nigeria e Russia sono esempi eclatanti.

Il rallentamento della Cina è una delle forze sottostanti, insieme ad abbondanti scorte di petrolio greggio.

Il rapporto cita anche il calo delle altre materie prime come un fattore importante, soprattutto in America Latina. Alcuni paesi hanno anche problemi di politica interna che hanno influito sulla performance economica: il Brasile, per esempio.

L’altro elemento da tener presente  in questa relazione è la visione dei rischi – come l’economia globale potrebbe proseguire in modo diverso da questa previsione.

La volatilità dei mercati finanziari è un possibile pericolo, se gli aumenti dei tassi di interesse negli Stati Uniti incoraggiano gli investitori a spostare i fondi fuori dalle economie emergenti più rapidamente di quanto non abbiano già fatto.

L’aumento del debito nelle economie emergenti, i prezzi delle materie prime più bassi ed una crescita più lenta potrebbero minare la loro stabilità finanziaria, che potrebbe a sua volta inceppare una più ampia performance economica.

Il rallentamento della Cina è un altro possibile focolaio di crisi, se non si gestisce la transizione economica ragionevolmente e senza intoppi.

C’è anche la possibilità di una crescita potenziale più bassa – che è un termine ampio per i fattori che regolano la capacità massima di un’economia a crescere se niente va storto. Gli investimenti deboli (anche se non in Cina) e l’effetto della disoccupazione a lungo termine sulle competenze dei lavoratori sono esempi di forze che potrebbero fare ulteriori danni.

E c’è un altro rischio di cui abbiamo sentito parlare prima: la Grecia. In termini di impatto economico internazionale la situazione si è calmata notevolmente. Ma il Fondo monetario internazionale avverte che esiste la possibilità di un rinnovato stress finanziario in Europa, se vi è incertezza politica nell’immediatezza.

Eppure, la previsione principale del FMI parla di una crescita che si raccoglierà un po’ di più l’anno prossimo – a livello globale e nelle economie emergenti. Il problema è che non ancora tutto ciò convince per un recupero della crisi.

Da un rapporto di Andrew Walker
BBC World Service (corrispondente economico)