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Aggiunto da il 2013-01-11

Perchè se un pinco pallino qualunque viene scoperto evadere pochi spiccioli, magari non avendo avuto la possibilità economica di pagare, viene spogliato di quei pochi averi con una facilità impressionante e invece, se ad evadere sono banche o grandi società, sequestrare i beni è impossibile?

Ce lo spiega la Corte di Cassazione che parla di: ” vera e propria impunità fiscale”. L’attuale sistema punitivo, e soprattutto quello volto al recupero dei proventi del reato attraverso la confisca di valore, nella materia dei reati tributari, è inefficace e evidenzia una disparità di trattamento in riferimento alla previsione della confisca. I magistrati non hanno armi per sottrarre a banche e società i frutti dell’evasione fiscale.

L’esempio è l’operazione di swap in lire turche fatta da Unicredit con Barclays e che secondo i magistrati avrebbe comportato un’evasione fiscale di 245 milioni di euro. La banca, all’epoca guidata da Alessandro Profumo, ha patteggiato con il Fisco versando 260 milioni circa per chiudere tutte le pendenze con l’Agenzia delle Entrate. Ma processo penale e processo tributario in Italia, hanno strade parallele ma separate. Dunque chiudere i conti con il Fisco non significa mettersi a posto anche con i magistrati.

La procura di Milano aveva sequestrato ad Unicredit 245 milioni di euro “per equivalente”. Una norma cautelare che permette di congelare il presunto provento dell’illecito. La somma era stata liberata dal riesame, ma la procura aveva fatto ricorso in Cassazione. Che ha respinto la richiesta. Le motivazioni? Mancano le norme che consentano di confiscare i beni delle banche e delle società il cui management mette in atto operazioni fraudolente a vantaggio societario.

La Cassazione: ” la società Unicredit ed i suoi beni non possono essere destinatari di provvedimenti cautelari di sequestro preventivo, finalizzato alla confisca del profitto dei reati tributari per cui si indaga, pur commessi a suo vantaggio, reati allo stato ascrivibili solo agli indagati persone fisiche. Pur non risultando affatto estranea ai reati tributari. Unicredit non può essere chiamata, a legislazione vigente, a rispondere per tali reati, in quanto nessuna fonte di legislazione primaria prevede tale titolo di responsabilità”.

Ad avviso della Corte ” le attuali norme, in tema di confisca per i reati tributari societari, violano il principio di uguaglianza e parità di trattamento perché danno un vantaggio di impunità alle “persone fisiche di dimensione non modesta”, ossia alle grandi compagini societarie. “Peraltro risulta evidente – scrive la Cassazione – che la mancanza di una previsione che consenta di poter ritenere la persona giuridica responsabile per gli illeciti penali tributari posti in essere nel suo interesse ed a suo vantaggio, non può essere ritenuta mera conseguenza di una ragionata scelta discrezionale del legislatore“. “Occorre anche notare che ad assetto vigente – prosegue la sentenza – il legislatore italiano ha finito per differenziare, niente affatto ragionevolmente, la fattispecie, anche sotto il profilo dell’aggressione ai patrimoni illeciti, a seconda della natura transnazionale o meno di un reato, con la conseguenza che per quelle indagini su reati tributari compiuti nell’ambito di fenomeni associativi a carattere transnazionale (le frodi ‘carosello’) sarà ravvisabile la responsabilità delle persona giuridica ed operare la confisca per equivalente dei beni della società coinvolta. Un analogo provvedimento non sarà, invece, possibile nei confronti di una società che, magari a fronte di un ammontare maggiore di imposte evase, non si connoti per la natura transnazionale del consortium sceleris”.

” tale disparità di trattamento,così come evidenza la suprema corte, va ad alimentare la nostra battaglia contro lo strapotere dei grandi salotti a danno dei cittadini, calpestati e maltrattati alla luce del sole – conclude il presidente di Federcontribuenti, Marco Paccagnella.

FEDERCONTRIBUENTI BAT
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