PROCESSO NO TAV: Erri De Luca assolto a TORINO
L’articolo 21 della Costituzione è ancora in vigore
TORINO, 19 ottobre - Assoluzione per Erri De Luca, imputato a Torino per istigazione a delinquere e per aver detto che la Tav “va sabotata”. Una posizione confermata nel giorno della sentenza del processo nel quale ha accusato di censura e sottolineato che “il termine sabotare è stato praticato da figure come Ghandi e Mandela”. I giudici hanno deciso di assolverlo ”perché il fatto non sussiste”. La sentenza è stata accolta dagli applausi dei numerosi No Tav presenti in tribunale a Torino.
Il pm Antonio Rinaudo, che con il collega Andrea Padalino ha condotto le indagini, aveva chiesto una condanna a otto mesi di reclusione con le attenuanti generiche perché “con la forza delle sue parole ha sicuramente incitato a commettere reati”.
“Rispettiamo la decisione del giudice, non ne faremo una battaglia campale, ma nei momenti di tensione sociale ci sono dei limiti che soprattutto gli intellettuali dovrebbero rispettare“. Lo afferma l’avvocato Alberto Mittone, legale di Ltf, la società italo-francese che si è occupata del progetto e delle opere preparatorie della Torino-Lione che nel settembre 2013 aveva denunciato Erri De Luca per le interviste in cui sosteneva che la Tav Torino-Lione “va sabotata”.
Erri De Luca: “Verbo sabotare è nobile e democratico. Convinto che Tav vada ostacolata”
Erri De Luca assolto per le dichiarazioni No Tav. In Aula aveva ribadito: “Sabotare è legittima difesa”Prima della sentenza lo scrittore aveva pronunciato un discorso sotto forma di dichiarazioni spontanee. “Sabotare, verbo nobile e democratico pronunciato e praticato da Gandhi e Mandela”. Per lo scrittore l’accusa era di istigazione a delinquere. Otto mesi la pena che era stata chiesta dai pm.
Assolto perché il fatto non sussiste: finisce così il processo allo scrittore napoletano Erri De Luca accusato di istigazione a delinquere per le sue dichiarazioni pubbliche a sostegno del sabotaggio della Tav. Un processo che ha fatto molto discutere perché presentato come una volontà da parte della magistratura di censurare la libertà di espressione. E che ha mobilitato intellettuali e politici soprattutto francesi che in diversi momenti del procedimento penale si sono esposti per chiedere che il processo non venisse celebrato.
“E’ stata impedita una ingiustizia, quest’aula è un avamposto sul presente prossimo”, sono state le prime parole pronunciate da Erri De Luca dopo la sentenza. “Adesso – ha aggiunto – andrò a Bussoleno in viale Susa a un appuntamento che avevo già preso tempo fa con gli amici che attendevano la decisione del giudice”.
Prima lo scrittore aveva letto delle dichiarazioni spontanee in cui non arretrava di un passo sulle sue convinzioni: “Sarei presente in quest’aula anche se non fossi io lo scrittore incriminato per istigazione. Aldilà del mio trascurabile caso personale, considero l’imputazione contestata un esperimento, il tentativo di mettere a tacere le parole contrarie. Confermo la mia convinzione che la linea sedicente ad Alta Velocità va intralciata, impedita e sabotata per legittima difesa del suolo, dell’aria e dell’acqua”. E ancora: “Sabotare, verbo nobile e democratico pronunciato e praticato da Gandhi e Mandela con enormi risultati politici”.
“Rispettiamo la decisione del giudice, non ne faremo una battaglia campale, ma nei momenti di tensione sociale ci sono dei limiti che soprattutto gli intellettuali dovrebbero rispettare”. Lo afferma l’avvocato Alberto Mittone, legale di Ltf, la società italo-francese che si è occupata del progetto e delle opere preparatorie della Torino-Lione che nel settembre 2013 aveva denunciato Erri De Luca per le interviste in cui sosteneva che la Tav Torino-Lione “va sabotata”.
Si era aperta con un breve discorso letto in Aula da Erri De Luca l’ultima udienza del processo allo scrittore napoletano accusato di istigazione a delinquere per le sue dichiarazioni pubbliche a sostegno del sabotaggio della Tav. Che rischiava una condanna di otto mesi.