Dal PCI al PD, l’evoluzione della specie: dalla lotta per i diritti degli operai alla difesa degli interessi delle banche.
Sin dai tempi più remoti ciò che si identificava con la sinistra era, dal sindacato al partito comunista, tutto quello che andava in soccorso dei diritti degli operai, dei contadini e della classe sociale meno agiata. La difesa e la tutela della classe meno abbiente, dei poveri, la lotta di classe per la conquista della parità dei diritti e dell’uguaglianza sociale fu intesa come la ricerca delle pari opportunità per tutti i cittadini. Per l’ottenimento di tutto ciò oltre che la lotta politica e sindacale la classe operaia, come quella contadina, nell’intento di contrastare lo strapotere dei “padroni”(le classi più abbienti) si organizzarono nelle cooperative dette “rosse”. Tutti noi sappiamo quanto, soprattutto nel dopoguerra ed in alcune regioni del Nord in particolare (si pensi all’Emilia Romagna), queste cooperative abbiano contato anche nella ripresa e sviluppo economico italiano. Lo sviluppo economico portò molte di queste cooperative a crescere fino a fare il salto di qualità: divennero delle S.p.A. e dalla produzione passarono alla distribuzione con la creazione di vere e proprie catene di supermercati denominate “coop”, punti vendita al dettaglio. Incrementando il loro potere economico queste “entità” (sempre governate dall’anima del partito) furono quotate in borsa e divennero enti di credito cooperativo con l’inizio di scalate in altre società e varie fusioni ed acquisizioni finanziarie. Nell’ultimo cinquantennio le banche “rosse” opulente, ingrassate ed incontrastate, sono diventate un vero e proprio sistema di potere parallelo che scavalca le dinamiche e le logiche del vecchio partito comunista, prevaricando anche l’ideologia comunista stessa, figlia del marxismo e del cosiddetto socialismo reale. Si è verificato un paradosso, un caso di pseudo partito comunista o che si definisce di sinistra, asservito, quasi inconsciamente, alle logiche capitalistiche e agli interessi ridondanti delle banche (intese come entità economiche) figlie del partito stesso. Fino a quando l’escalation di potere economico-politico delle banche rosse, anche nell’interno del partito stesso, fosse stata finalizzata solo al perseguimento degli ideali del socialismo, tutto ciò sarebbe risultato, in una logica de “il fine giustifica i mezzi”, sempre nella finalità ultima dell’uguaglianza sociale. Fino qui tutto scorre. Purtroppo tutto ciò rimane, allo stato dei fatti, una chimera e lo strapotere economico trasversale operato influenzando le scelte politiche del PD soprattutto nei vari governi di sinistra sono un dato di fatto inoppugnabile. Quando la sinistra è al governo, le banche, tutte indistintamente, fanno il loro comodo a danno delle imprese e delle famiglie italiane: applicando tassi d’interesse molto al di sopra della media europea o rendendo difficili se non impossibili i finanziamenti sia agli uni che agli altri. La crisi precipita e la disoccupazione raggiunge livelli record. La BCE con Draghi aveva abbassato ulteriormente i tassi (già ribassati) dall’ 1,0 allo 0,75 nell’estate del 2012, proprio per favorire la crescita economica europea. Invece le banche italiane, continuando a strozzare il mercato con tassi elevati e adoperandosi in sterili speculazioni di natura finanziaria, asfissiano l’economia compromettendo la ripresa dalla crisi ed impedendone la crescita. Non solo, ma in alcuni casi, si pensi al caso MPS, corruzione e sperpero di ingenti capitali pubblici graverebbero a danno della comunità, ripercuotendosi addirittura sui contribuenti più indifesi. Taluni poteri occulti infatti, con manovre finanziarie e tasse imposte dai governi dei banchieri (o chiamateli tecnici se vi pare) alla popolazione italiana (IMU e tagli dei servizi a tutti i livelli dalla scuola alla sanità) per recuperare risorse economiche e dirottarle al salvataggio delle banche coinvolte in situazioni assurde di bancarotta. L’indagine dei tribunali (Roma, Siena e Trani) farebbe scattare l’incriminazione per associazione a delinquere per il MPS, coinvolti nelle indagini tutti i vertici delle banche rosse (Bnl, Unicredit, Credem e Intesa). Questo è il risultato quando le banche perdono di vista la loro funzione sociale: raccogliere e prestare quattrini agli imprenditori, in base alle esigenze del mercato, ed alle famiglie, per dare mutui per l’acquisto della casa, dedicandosi invece ad ardite manovre finanziarie di natura meramente speculativa. Oggi le ex Coop rosse, sono una sorta di multinazionale, hanno un giro di affari enorme, ma godono delle agevolazioni che in origine sarebbero riservate ai “piccoli” imprenditori. I partiti della sinistra, PCI una volta, PD adesso, hanno interessi molto forti in queste coop. Un ulteriore scandalo è che queste “piccole coop” protette dalla legge, si mettano a razzolare nella grande finanza, immischiandosi in banche, finanziarie, eccetera. Insomma sono la cosa più capitalista che esista, nel nome del popolo e contro i padroni. Non è illegale, attenzione, è immorale. Oggi le coop rosse, insieme ad altre organizzazioni (come l’Arci, per esempio), costituiscono un gruppo di potere e di relazioni dalle quali sono (garbatamente, per carità) esclusi quelli che non….vedono rosso. Questa rete può essere considerata opprimente dagli esclusi e vantaggiosa da chi ne fruisce. Questo é uno dei motivi per cui il voto di alcune regioni costituisce uno zoccolo duro difficile da scalfire, anche perché supportato da una ottima organizzazione elettorale che solo la Chiesa, quando voleva, riusciva a contrastare. Se si esclude il Cavaliere oggi abbiamo poche alternative a questi poteri occulti che continuerebbero a fare il loro comodo. La verità è che se MPS non restituirà il prestito che con i Monti-bond arriva a oltre cinque miliardi di euro, di fatto lo Stato in potenza è già azionista della banca. Come diceva qualcuno al telefono, il sogno della sinistra si è avverato: abbiamo una banca. Il Pci, poi Pds, Ds, Pd spieghi i rapporti tra il partito e questa banca. La risposta non arriva. C’è poi un altro aspetto: «Monti dice di non vergognarsi della collaborazione con Goldman Sachs. E la stessa banca d’affari qualche giorno fa in un documento ne ha anche auspicato la vittoria insieme a Bersani – ha sottolineato Maurizio Gasparri – un’ingerenza quantomeno inopportuna, che ci fa pensare ad un legame di dipendenza ancora forte. E oggi, mentre sta deflagrando lo scandalo MPS nel suo torbido intreccio tra banca e politica, ogni azione è giustamente guardata da sospetto». Qualcosa non quadra, lo capisce anche il più distratto degli elettori. Che ha la sensazione di trovarsi in un labirinto di specchi, tra banche, Coop e partiti. E dove c’è l’uscita, le immagini di Bersani e Monti che si intrecciano. Chissà perché, ma quell’elettore ha un altro sospetto: che alla fine i due stringeranno un’intesa politica, che tanto politica non è, ma costituisce il patto col demone dell’economia trans-ideologica.
Falco Brianzolo
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