Individuare un significato all’interno di schemi casuali, percependo collegamenti anche tra fenomeni che non hanno nulla a che fare l’uno con l’altro. Il termine apofenia definisce un’immotivata visione di connessioni, spesso accompagnata da un’anormale significatività. Ma la profezia di San Malachia, venne pubblicata per la prima volta nel 1595 dallo storico benedettino Arnoldo Wion nel suo libro Lignum Vitæ, una storia dell’ordine religioso a cui apparteneva. Wion attribuì la lista dei Papi o profezia di San Malachia, all’arcivescovo benedettino di Armagh, vissuto nel XII secolo, senza però indicare dove si trovasse il manoscritto originale. Egli spiegò, soltanto, che la profezia non era mai stata pubblicata prima, ma che in molti già ne conoscevano l’esistenza ed erano ansiosi di leggerla integralmente. Assieme al testo Wion pubblicò anche un’interpretazione dei motti di tutti i papi sino al 1590. San Malachia: Maelmhaedhoc O’Morgair, questo il vero nome del santo, arcivescovo irlandese, nato nella cittadina di Armagh nell’anno 1094. Nel 1139 Si recò da papa Innocenzo II, che lo nominò legato pontificio per l’Irlanda, durante il suo viaggio in Italia conobbe anche Bernardo di Chiaravalle, che lo ospitò nel suo secondo viaggio che si rivelò fatale per Malachia, infatti mori presso Chiaravalle il 2 novembre 1148. Siccome gli si attribuirono vari miracoli, venne proclamato santo da papa Clemente III nel 1199. Benchè sia stato un grande riformatore per la chiesa irlandese, che salvò da un declino che durava da anni (lo paragonarono addirittura a Bonifacio per la Germania), Malachia è diventato famoso soprattutto per le sue profezie papali, che scrisse (o almeno cosi si dice) grazie a delle visioni mistiche che ebbe nel corso del suo primo viaggio in Italia. Le profezie sono un elenco di 112 voci, sono per lo più piccole frasi in latino che descrivono ogni papa a partire da Celestino II (1143) e finiscono con Petrus Romanus. Sull’esattezza e l’interpretazione delle frasi di Malachia si è discusso molto, infatti c’è chi dice che non siano nemmeno opera sua perchè furono pubblicate per la prima volta solo nel 1595 dal monaco benedettino Arnoldo Wion, a quasi 500 anni dalla morte di Malachia. Incongrua è la scelta dei personaggi descritti dai motti: essendo un elenco di papi non sembra logico includervi anche gli antipapi. Tuttavia, nonostante l’antipapa Innocenzo III non sia presente, degli altri dieci antipapi soltanto due vengono effettivamente dichiarati tali, mentre gli altri otto sono accomunati ai papi. Altri dubbi nascono dall’ordine di elencazione: il papa Alessandro III è posposto agli antipapi Vittore IV, Pasquale III e Calisto III, mentre Urbano VI è posposto agli antipapi Clemente VII, Benedetto XIII e Clemente VIII. Una prova importante a sostegno della falsità dello scritto è data dal fatto che il motto di alcuni fra i papi più antichi venne elaborato sulla base di indicazioni biografiche o araldiche errate, presenti in maniera ugualmente sbagliata nella storia ecclesiastica scritta da Onofrio Panvinio nel 1557 e in altre sue opere. Malachia, quindi, non solo avrebbe saputo con secoli di anticipo notizie sui futuri pontefici, ma addirittura avrebbe previsto gli errori di uno storico vissuto quattrocento anni dopo di lui. La profezia di Malachia rientra nella consuetudine di usare testi profetici come armi psicologiche, usanza particolarmente diffusa nei momenti di instabilità politica, come, ad esempio, il periodo dello scisma d’Occidente. L’astrologo o il profeta, che tradizionalmente miravano a compiacere le mire del potente di turno, potevano utilizzare i pronostici come arma per influenzare gli eventi, prospettando come sicuri e inevitabili gli sviluppi più congeniali a loro o ai loro committenti. Favorito dalla diffusione della stampa, il genere profetico ebbe un nuovo momento di grande popolarità in Italia fra il 1494 ed il 1530, restando comunque vivo anche nei decenni successivi. In questo quadro non sorprende che il genere della profezia sia stato utilizzato anche per influenzare l’esito dei conclavi. Eppure c’è chi giura che la profezia funziona, e ognuna delle arcane formule in latino è un fiorire di interpretazioni. Però, a ben guardare, sarebbe stato davvero impossibile non trovare almeno un collegamento tra ognuno dei motti dedicati ai pontefici e gli innumerevoli aspetti e avvenimenti che li riguardano. Ad esempio, sarebbe impossibile non trovare almeno una ragione per giustificare quel “De gloria olivae” cucito sopra Joseph Ratzinger. A riprova di questo c’è il fatto che persone diverse tendono a trovare interpretazioni diverse: chi considera quella “gloria dell’ulivo” un riferimento ai monaci olivetani (ovvero i benedettini, da cui il nome Benedetto XVI), chi ci ha visto un collegamento allo stemma papale (che contiene un moro, quindi di carnagione olivastra), chi ha considerato questo papa attivo nel perseguire la pace (simbolizzata dall’ulivo), e chi addirittura ha colto un presagio della vittoria dell’Ulivo nelle elezioni regionali del 2005, l’anno dell’elezione al soglio pontificio. Ma questo non significa che tutti questi significati siano davvero contenuti in quel semplice motto in latino. E infatti tutte queste interpretazioni assumono un significato solo a posteriori, quando il papa è già stato eletto e si può andare a caccia di coincidenze. Mai che questi collegamenti siano stati trovati prima: per esempio, durante il conclave che ha portato all’elezione di Ratzinger al soglio pontificio la maggioranza degli interpreti puntava su un papa mediorientale (la terra degli ulivi, appunto). Svanita questa interpretazione, se ne sono trovate altre. La leggenda vuole che il manoscritto, la Profethia de Summis Pontificibus, scritta sulla base di visioni avute da San Malachia nel XII secolo a Roma, fosse stato ritrovato nel 1590 negli Archivi Vaticani e che parlasse nella sua ultima parte di
Petrus Romanus, comunemente definito Pietro II. Nessun pontefice si è mai attribuito il nome del primo pontefice, per tradizione. Nella profezia di Malachia si legge che l’ultimo Papa siederà sul soglio pontificio nel corso dell’ultima persecuzione della Chiesa. Al termine del suo papato, “la città dai sette colli cadrà, e il giudice tremendo giudicherà il suo popolo”. Il giorno del giudizio, insomma. Qualcuno parla già del prossimo pontefice come “il papa nero”, che nella profezie di Nostradamus sarebbe l’ultimo prima dell’apocalisse. Ma attenzione: in nessuna centuria di Nostradamus si parla del papa nero. E non c’è alcun riferimento a tale profezia nella lista di San Malachia. Ultimamente si pensa anche che Pietro Romano non sia riferito a un Papa ma bensì al Cardinal Camerlengo che, alla morte del pontefice, fa le veci del papa in attesa dell’elezione del successivo. Ebbene… l’attuale Camerlengo è il Cardinale Tarcisio Pietro Evasio Bertone, nato a Romano Canavese. Dunque la strana coincidenza è che nel suo nome completo sia contenuta la parola “Pietro” e nella sua località di nascita ci sia la parola “Romano” lascia molto da pensare… La profezia finale di San Malachia: “Durante l’ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa, siederà Pietro il romano, che pascerà il suo gregge tra molte tribolazioni; quando queste saranno terminate, la città dai sette colli sarà distrutta, ed il temibile giudice giudicherà il suo popolo. E così sia.” La frase di Malachia non è di certo incoraggiante, descrive uno scenario dove i fedeli “triboleranno” e Petrus Romanus avrebbe il compito di guidare il suo gregge verso una sorta di giudizio finale. La città dei sette colli è indubbiamente Roma, dove sappiamo tutti ha sede il Vaticano e quindi il potere centrale della chiesa, questo ci fa pensare che potrebbero essere solo la chiesa e i suoi fedeli ad essere perseguiti, e ad essere distrutta potrebbe essere solo Roma.Nella profezia infatti non si parla di vera e propria fine del mondo, è tutto molto vago e ci sono varie ipotesi a riguardo; Secondo Malachia, quello attuale dovrebbe essere l’ultimo papa prima di “Petrus Romanus”; non viene chiarito se tra l’ultimo papa e quello attuale ce ne siano altri in mezzo, comunque Petrus Romanus dovrebbe essere l’ultimo papa della chiesa, che sia per causa della fine del mondo, per causa della fine della chiesa o per causa di una qualsiasi altra cosa non è dato saperlo.
In attesa di sapere il nome del nuovo Papa….
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