Migliaia di partecipanti alla Messa di Papa Francesco in Ecuador
Diverse migliaia di persone si sono riunite nella città costiera dell’Ecuador di Guayaquil questo Lunedi per prendere parte ad una messa guidata da Papa Francesco. Una folla festante ha inoltre inondato le strade per salutare il pontefice durante il suo percorso per l’evento, tenendo cartelli benevoli e scattando foto.
Continua il viaggio in Ecuador di papa Francesco: Questa mattina, dopo aver lasciato la Nunziatura Apostolica di Quito, si è trasferito al Parque del Bicentenario e, nel centro congressi, ha incontrato i vescovi dell’Ecuador. Scendendo dalla papamobile, il Santo Padre è stato accolto dal lancio di una pioggia di petali di fiori colorati.
Al Parque del Bicentenario di Quito, papa Francesco celebra la Santa Messa dedicata al tema dell’evangelizzazione dei popoli. Ieri, la seconda giornata del Papa era terminata con una visita di cortesia al presidente dell’Ecuador, Rafael Correa, che lo ha accolto nel palazzo presidenziale di Carondelet a Quito. Poche ore prima aveva incontrato padre Paquito, 91 anni il 10 luglio, gesuita e vecchio amico del pontefice. Finora il programma del papa in Ecuador è stato intenso e circondato dall’affetto di centinaia di migliaia di fedeli.
Papa Francesco: Viviamo in mondo lacerato. Come il Signore sperimenta nella propria carne il peggio di questo mondo, “anche noi constatiamo quotidianamente che viviamo in un mondo lacerato dalle guerre e dalla violenza”.Così Bergoglio nell’omelia nel parco del Bicentenario a Quito, in Equador. “Sarebbe superficiale – aggiunge – ritenere che la divisione e l’odio riguardano soltanto le tensioni tra i Paesi o i gruppi sociali. In realtà, sono manifestazioni di quel ‘diffuso individualismo’ che ci separa e ci pone l’uno contro l’altro, frutto della ferita del peccato nel cuore delle persone, le cui conseguenze si riversano anche sulla società e su tutto il creato”. Gesù, continua il pontefice, “ci invia proprio a questo mondo che ci sfida e la nostra risposta non è fare finta di niente, sostenere che non abbiamo mezzi o che la realtà ci supera. La nostra risposta riecheggia il grido di Gesù e accetta la grazia e il compito dell’unità”. E continua: “a quel grido di libertà che proruppe poco più di 200 anni fa non mancò né convinzione né forza, ma la storia ci dice che fu decisivo solo quando lasciò da parte i personalismi, l’aspirazione ad un’unica autorità, la mancanza di comprensione per altri processi di liberazione con caratteristiche diverse, ma non per questo antagoniste”.