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Aggiunto da il 2015-01-10

Nigeria, la minaccia del Boko Haram rischia di allargarsi se l’occidente non interverrà o l’ONU non invierà le sue truppe.
La rivolta degli islamisti nigeriani di Boko Haram rischia di allargarsi oltre confine, mettendo in pericolo l’intera regione africana. L’allarme viene da Elizabeth Donnelly, analista dell’Africa alla Chatam House, un pensatoio strategico del Royal Institute of International Affairs di Londra.”Al momento, spiega la Donnelly, esiste un rischio concreto perché Boko Haram agisce in una regione alla frontiera nord-orientale della Nigeria, mettendo così in pericolo i Paesi confinanti. Sappiamo che le incursioni dei Boko Haram non si preoccupano di violare le frontiere con il Niger, il Ciad, il Camerun e gli altri Paesi vicini”.
Il termine “Boko Haram” deriva dalla parola hausa, uno degli idiomi più parlati in Africa, “boko” che significa educazione occidentale e la parola araba “haram” che indica un divieto legale, per estensione di natura religiosa. Si può tradurre liberamente con “l’educazione occidentale è sacrilega”.Se si deve intervenire, per evitare che le operazioni terroristiche di Boko Haram vadano fuori controllo, questo è il momento, dato che il cuore della rivolta islamista resta per ora localizzato in una zona geografica ancora limitata.”A livello locale la rivolta ha prodotto ripercussioni economiche importanti soprattutto nel Nord-est della Nigeria, sconvolgendo le attività agricole e la vita quotidiana delle comunità dell’area. Ma a livello nazionale non si è verificato, per ora, un impatto economico veramente significativo”.Boko Haram è entrato nelle cronache internazionali nell’aprile scorso quando un gruppo di miliziani aveva fatto irruzione nel dormitorio di una scuola sequestrando 200 studentesse cristiane. In un video poi diffuso sul web il leader dell’organizzazione terrorista aveva dichiarato che le ragazze sarebbero state ridotte in schiavitù e vendute (vedi ns. articoli precedenti).

E’ l’ennesimo attacco dei terroristi islamici del Boko Haram. A un mese dalle elezioni Goodluck Jonathan non commenta il peggior massacro della storia del Paese: Amnesty International teme oltre 2 mila morti. Le autorità locali: non riusciamo a contare i morti, siamo costretti a lasciare morire i feriti gravi. Nigeria:10 gennaio 2015. Mentre la Francia è ancora sotto choc e in stato di massima allerta c’è un altro Paese sotto scacco del terrorismo islamico. E’ la Nigeria, che sta contando i suoi morti e non vede mai spegnersi il fuoco estremista: continuano a susseguirsi attentati, rapimenti, irruzioni nei villaggi, orrore. Meno noto e meno virale, il massacro di Baga dello scorso 3 gennaio e i suoi morti sono stati ricordati sui social network con l’hashtag #iambaga Tweets”>#IamBaga.
Amnesty International: si temono 2 mila morti
Quello di Baga dello scorso 3 gennaio è il più atroce massacro nella storia del Boko Haram, secondo Amnesty International. Uno dei suoi ricercatori, Daniel Eyre, parla di report che stimano fino a 2 mila morti. Cifra non ufficiale, non confermata, non verificabile. Nella savana e nei villaggi non si contano i cadaveri. E nemmeno li raccolgono, sono troppi. Duemila persone sono un quarto degli abitanti di Dammartin, la cittadina fino a ieri ignota diventata dove i fratelli Kouachi si sono barricati prima di venire uccisi dai corpi speciali francesi.

Le vittime: donne, bambini, anziani
Secondo il governatore del distretto, Baba Abba Hassan, ad essere uccise sono state le persone che non avevano forza di scappare davanti ai terroristi che entravano a Baga a suon di granate: donne, bambini, anziani. Muhammad Abba gava, portavoce dei civili che hanno tentato di difendersi dal Boko Haram, non osa parlare dei feriti: “Nessuno poteva occuparsi dei cadaveri, troppi, e nemmeno dei feriti gravi che a questo punto potrebbero essere morti”.

Tra un mese le elezioni
Il 14 febbraio sono in calendario le elezioni e la Nigeria teme un vero e proprio bagno di sangue. Già in stato di emergenza – soprattutto per quanto riguarda i tre Stati del nord-est nel mirino del Boko Haram che hanno chiesto maggiore copertura militare – il Paese voterà per il presidente. Ovviamente corre anche l’attuale capo dello Stato, Goodluck Jonathan, che a tutt’oggi non ha ancora commentato la strage del 3 gennaio. Sulle elezioni peseranno anche gli effetti della morsa del Boko Haram: ci sono 1,5 milioni di sfollati che non potranno andare a votare.

Il precedente peggiore: marzo 2014, 600 morti
Il giorno di sangue che la Nigeria ricordava con maggiore orrore, prima del 3 gennaio, era il 14 marzo scorso: 600 morti a seguito dell’assalto all’accampamento militare di Giwa.

Cinque anni con la minaccia del Boko Haram
Almeno 10 mila morti solo lo scorso anno (secondo il Council of Foreign Relations), 1,5 milioni di sfollati entro i confini della Nigeria, centinaia di abitanti fuggiti verso il Chad e il Camerun.