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Aggiunto da il 2015-01-09

Nelle immagini del giornalista Martin Boudot ecco l’assalto armato al giornale Charlie Hebdo. Nel filmato si vedono due uomini in strada vestiti di nero, a quanto pare i due assalitori, che aprono il fuoco. Si sentono anche un uomo urlare “Allah Akbar”, Allah è grande
Gli uomini armati che gridano “Allah u Akbar” sono Chérif e Said Kouachi

Chérif  e Said Kouachi

Chérif e Said Kouachi

Dal 2011, quando un attentato con bombe molotov ha distrutto parte della sede di Charlie Hebdo, la polizia di Parigi era sempre appostata all’ingresso del palazzo per proteggere i dipendenti. Il direttore della rivista, Stéphane Charbonnier, morto nella strage a Parigi, era sotto scorta da quando le minacce degli estremisti islamici contro il settimanale sono diventate più pesanti. Soprattutto dopo la pubblicazione delle caricature su Maometto pubblicate nel 2006. E pensare che il Corano non proibisce la rappresentazione iconica del profeta, ma sono gli “hadith”, i racconti dell’epoca usati come elementi complementari alla legislazione islamica che considerano un errore fare disegni di Maometto perché si può “incitare all’idolatria”.
Quando i tre uomini armati sono arrivati davanti alla sede di Charlie Hebdo (dopo avere sbagliato il civico), il poliziotto che era di turno è stato giustiziato.

http://youtu.be/BZP8y3KvQZc

L'agente ucciso Ahmed, aveva 42 anni ed era di origine magrebina

L’agente ucciso Ahmed, aveva 42 anni ed era di origine magrebina

Si chiamava Ahmed, aveva 42 anni ed era di origine magrebina. La sua auto è stata colpita da 15 pallottole. Anche l’altro poliziotto che proteggeva il direttore è stato ucciso.

Gli attentatori sono entrati alla sede del settimanale vestiti di nero, con il volto coperto e armati con fucili Kalashnikov urlando “Alahu akbar”. Molto probabilmente due di loro sono fratelli. Said Kouachi e Chérif Kouachi, nati nel 1980 e 1982 rispettivamente, hanno la cittadinanza francese e abitano nel distretto 10 di Parigi.

Il Corriere della sera scrive che “i fratelli Said e Chérif Kouachi… vengono dalla banlieue di Gennevilliers, avamposto della sterminata periferia che si estende a nord di Parigi, con tanto di fermata del metrò ma in realtà lontana quasi fosse un altro mondo”.

Chérif Kouachi è stato processato nel 2005 per fare parte di un gruppo di jihadisti che ha reclutato una decina di giovani per combattere in Irak tra il 2003 e il 2005. È stato condannato a tre anni di carcere ma è stato scarcerato dopo un anno e mezzo.
Il terzo uomo sarebbe Hamyd Mourad, diciottenne del quale non si sa ancora la cittadinanza, si è presentato dalla polizia e si è dichiarato innocente. Un suo compagno di classe ha detto che al momento dell’attentato era con lui all’istituto di Reims.
Il ministro degli Interni, Bernard Cazeneuve, ha confermato che sette persone vicine ai fratelli Kouachi sono state arrestate durante la notte a Charleville-Mézière (Gennevilliers) e Reims per presunti vincoli con l’attacco.

Il settimanale Le Point sostiene che i sospetti sono stati identificati grazie ad una carta di identità dimenticata nell’automobile con il quale sono scappati. Uno dei tanti errori dell’operazione militare compiuta ieri a Parigi.

Per il quotidiano Libération, Mourda e Saïd e Chérif Kouachi fanno parte di un commando organizzato. Su questa linea il premier Manuel Valls ha detto che “i servizi (segreti) li conoscevano e per questo erano stati seguiti”. Le Monde, invece, sostiene che si tratta di una “cellula famigliare” e che Mourad ha lo stesso cognome della moglie di Chérif, il che fa pensare che esiste una parentela tra i tre.

Stephane Charbonnier direttore di Charlie Hebdo. Per tutti era Charb ma il suo nome completo era Stephane Charbonnier. Aveva 47 anni ed era dal 1992 a Charlie Hebdo, di cui aveva assunto la direzione nel 2009. Charb si era sempre detto pronto a morire in piedi piuttosto che rinunciare alla libertà di espressione di cui Charlie Hebdo si è sempre proclamato paladino in Francia. Le sue irriverenti caricature di politici e di figure pubbliche apparivano soprattutto su Charlie Hebdo, ma anche su testate di sinistra o semplicemente umoristiche. Era stato proprio lui a decidere di pubblicare le vignette del profeta Maometto, quelle che nel 2006 dalla Danimarca avevano infiammato tutto il mondo islamico, provocando numerosi morti. In seguito a questa vicenda era sotto protezione della polizia, dopo aver ricevuto minacce di morte.  Intervistato da France Info, lo stesso Charb spiegava che la caricatura, in particolare quella più dura ed intransigente, permetteva di «sublimare la violenza: chissà cosa saremmo diventati senza la matita». E agli islamici che lo accusavano di essere blasfemo, Charb aveva risposto, spiazzandoli: perché non fate una rivista satirica contro di noi, i laici? Solo pochi giorni fa aveva pubblicato una una vignetta davvero profetica. «Ancora nessun attentato in Francia», si legge sul disegno, mentre un talebano armato risponde: «Aspettate. Abbiamo tempo fino a fine gennaio per farci gli auguri».

Stephane Charbonnier direttore di Charlie Hebdo.
Per tutti era Charb ma il suo nome completo era Stephane Charbonnier. Aveva 47 anni ed era dal 1992 a Charlie Hebdo, di cui aveva assunto la direzione nel 2009. Charb si era sempre detto pronto a morire in piedi piuttosto che rinunciare alla libertà di espressione di cui Charlie Hebdo si è sempre proclamato paladino in Francia. Le sue irriverenti caricature di politici e di figure pubbliche apparivano soprattutto su Charlie Hebdo, ma anche su testate di sinistra o semplicemente umoristiche. Era stato proprio lui a decidere di pubblicare le vignette del profeta Maometto, quelle che nel 2006 dalla Danimarca avevano infiammato tutto il mondo islamico, provocando numerosi morti. In seguito a questa vicenda era sotto protezione della polizia, dopo aver ricevuto minacce di morte.
Intervistato da France Info, lo stesso Charb spiegava che la caricatura, in particolare quella più dura ed intransigente, permetteva di «sublimare la violenza: chissà cosa saremmo diventati senza la matita». E agli islamici che lo accusavano di essere blasfemo, Charb aveva risposto, spiazzandoli: perché non fate una rivista satirica contro di noi, i laici? Solo pochi giorni fa aveva pubblicato una una vignetta davvero profetica. «Ancora nessun attentato in Francia», si legge sul disegno, mentre un talebano armato risponde: «Aspettate. Abbiamo tempo fino a fine gennaio per farci gli auguri».

Il volto del direttore Charbonnier era nell’elenco dei ricercati di Al Qaeda già da marzo del 2013 quando è stata pubblicata dalla rivista Inspire. Poco dopo l’attentato a Parigi, il leader del Califfato, Abu Hamza Shruri, ha detto a un sito islamico: “Abbiamo iniziato a vendicarci in nome del Profeta. Ed è solo l’inizio”. Mir Faroq Husseini, leader talebano-afghano, alleato storico di Bin Laden, aveva promesso 400mila dollari a chi avesse “fatto giustizia” del settimanale reo di “offese al Profeta Maometto”.
Le ordinarie forze dell’ordine hanno poca capacità di risposta davanti alla preparazione militare di queste cellule terroristiche. Ma dove sono stati addestrati? Come sono riusciti a fornirsi (e a trasportare) queste armi da guerra? Alcuni testimoni sopravvissuti all’attacco hanno detto a 20Minutes che uno dei terroristi ha detto: “Dite alla stampa che siamo di Al Qaeda in Yemen”, uno dei rami più vivi della vecchia Al Qaeda. Non è da escludere che si tratti di un attentato organizzato da Al Qaeda in collaborazione con lo Stato Islamico. Dopo anni di rivalità le due organizzazioni terroristiche hanno deciso di operare insieme in Siria con Al-Nusra.

http://youtu.be/ZnJ2SV2qggs

Altri media sostengono che i tre presunti attentatori sono stati addestrati da jihadisti dello Stato Islamico in Siria e che, dopo avere ricevuto addestramento e avere combattuto, sono rientrati in Francia la scorsa estate. Senza essere stati controllati da nessuno.
Non bisogna dimenticare che la Francia è nel mirino dei fondamentalisti islamici dopo l’intervento militare di due anni fa in Mali contro gli estremisti che vogliono fondare un Califfato al nord del Paese. In Irak bombardieri francesi attaccano le milizie di Isis insieme alle forze americane e poche settimane fa è stato salvato l’ultimo prigioniere francese in mano ai jihadisti. Alla Francia, purtroppo, nemici tra gli estremisti islamici non mancano.

http://youtu.be/2k5GwmFPUMY

http://youtu.be/RwbS_6GR7U4