Cassano all’Ionio, arrestati due killer di Cocò Campolongo, il bambino di tre anni bruciato in auto
Video del Nucleo Carabinieri Cosenza – Servizio di Barbara Masulli
Oggi sono stati individuati i responsabili del terribile delitto del piccolo “Cocò”, Nicola Campolongo, il bambino di tre anni assassinato assieme al nonno e alla sua compagna due anni fa in Calabria, a Cassano all’Ionio. Dalle indagini dei carabinieri del Ros emergono altri impressionanti dettagli.
Il triplice delitto sarebbe da collegare a contrasti per la spartizione dei proventi del traffico della droga. Iannicelli, che sarebbe stato legato alla cosca della ‘ndrangheta degli “zingari” e che forse voleva collaborare con la giustizia, avrebbe tentato di assumere un ruolo autonomo e per questo motivo sarebbe stato assassinato. I due indagati sono stati anche intercettati a lungo, non senza difficoltà, visto che parlano in dialetto arbereshe. Il Comune di Cassano Ionio, la Provincia di Cosenza e la Regione Calabria hanno già annunciato che si costituiranno come parte civile nel processo che scaturirà dall’inchiesta.
Cocò Campolongo veniva usato dal nonno, che lo portava sempre con sé, come scudo protettivo per dissuadere i suoi nemici dal compiere agguati nei suoi confronti. É quanto hanno riferito i carabinieri del Comando provinciale di Cosenza.
Papa Francesco in una visita nel carcere di Castrovillari aveva parlato a quei carcerati subito dopo l’efferata uccisione di Cocò:
“Mai più violenza sui bambini, mai più succeda che un bambino debba avere queste sofferenze”
,aveva detto davanti ai 180 uomini e donne detenuti nel penitenziario di Castrovillari, nel Cosentino.
“In questo modo vorrei esprimere la vicinanza del Papa e della chiesa ad ogni uomo e ogni donna che si trova in carcere in ogni parte del mondo.”
Bergoglio si era poi soffermato sull’importanza del reinserimento sociale e sulla necessità di tenere alta l’attenzione sui diritti dei carcerati:
“Si sottolinea il tema del rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo e l’esigenza di corrispondenti condizioni di espiazione della pena è essenziale.”
Poi ancora parole di speranza: