Sono tre i morti provocati dalla follia di Kabobo. Ma la domanda è : “Si poteva bloccare in tempo il clandestino ghanese che ha ucciso tre persone e ne ha ferite altre due?”
In un’ora e mezzo di follia ha fatto tre morti e due feriti. E’ stato convalidato dal gip del tribunale di Milano Andrea Ghinetti, l’arresto del 31enne ghanese Adam Mada Kabobo, l’uomo che sabato mattina ha ucciso due persone e ne ha ferite altre tre a picconate nel quartiere di Niguarda. L’immigrato ha risposto alle domande degli inquirenti per circa un’ora e mezza, assistito dal suo legale, Matteo Parravicini. Resta da chiarire anche il giallo dello zaino, che un testimone ha visto sulle spalle di Kabobo. Lo zainetto non è stato ancora ritrovato. Kabobo è stato interrogato nel carcere di San Vittore dove è rinchiuso da sabato mattina. Dopo il lungo silenzio davanti ai carabinieri il giorno dell’arresto, Kabobo ha invece chiarito alcuni punti ancora incerti nella dinamica di quanto accaduto davanti agli inquirenti. Durante l’interrogatorio era calmo e lucido, ma fino a un certo punto… Si è trattato di un dialogo molto difficile, visto che Kabobo parla un dialetto ghanese e sa poche parole di un inglese elementare. L’uomo, nel corso dell’interrogatorio, sempre secondo quanto si apprende, ha detto di «sentire delle voci». Tra le 5 e le 6 del mattino Mada Kabobo, il picconatore di Niguarda, passa da aggressore minaccioso (con in mano una spranga), a killer invasato (che colpisce e uccide con un piccone). L’ossessione omicida degenera e si autoalimenta con i primi tre attacchi, quelli che non hanno avuto conseguenze gravi. In quel lasso di tempo, forse, Kabobo poteva essere fermato. Bastava prendere un cellulare e chiamare le forze dell’ordine. Perché nessuno l’ha fatto?
Le voci dei cittadini