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Aggiunto da il 2017-12-06

Una vera “dichiarazione di guerra” la decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme capitale d’Israele

Subito le accese reazioni illuminano il Medio Oriente infiammando diverse polveriere

L’IDF (Forze di Difesa Israeliane) è in allerta dopo che Hamas ha chiesto un “giorno di rabbia” in vista dell’annuncio previsto dalla Casa Bianca di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele. Le prime dimostrazioni pianificate arrivano scadenzate mentre molte nazioni di tutto il mondo condannano la decisione giudicata avventata di Trump.
Israele si sta preparando per le dimostrazioni di protesta in Cisgiordania, nella Striscia di Gaza ed a Gerusalemme Est, in vista del piano previsto dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump di spostare l’ambasciata degli Stati Uniti da Tel Aviv a Gerusalemme e di riconoscere Gerusalemme come capitale dello stato ebraico.

I manifestanti palestinesi bruciano le immagini del presidente degli Stati Uniti Donald Trump nella piazza della mangiatoia a Betlemme il 5 dicembre 2017

I manifestanti palestinesi bruciano le immagini del presidente degli Stati Uniti Donald Trump nella piazza della mangiatoia a Betlemme il 5 dicembre 2017

Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) si stanno preparando anche a degli scontri violenti, dopo che Hamas ha chiesto un “giorno di rabbia” in risposta alla controversa decisione di Trump. La dimostrazione principale è prevista per domani giovedì pomeriggio in piazza al-Manara a Ramallah. Si prevede che parteciperanno persone provenienti da tutta la West Bank.

Mercoledì, oggi 6 dicembre è in programma una grande manifestazione a Jenin. Anche la polizia ed i militari israeliani si stanno preparando per le manifestazioni vicino all’ambasciata americana a Tel Aviv. Migliaia di forze dell’ordine israeliane dovrebbero essere in servizio a Gerusalemme venerdì.

Il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, ha promesso che i palestinesi useranno tutte le opzioni disponibili per “proteggere la nostra terra ed i nostri luoghi santi”, secondo quanto riportato dai media.

L’organizzazione politica ed il gruppo militante islamista palestinese, insieme hanno esortato “la resistenza dei giovani e dei palestinesi in Cisgiordania” a “rispondere con tutti i mezzi a disposizione della decisione USA che danneggia la nostra Gerusalemme. Gerusalemme è considerata una linea rossa e la resistenza non permetterà alcuna profanazione di essa”.

I governi stranieri stanno già anticipando la prevista violenza, o i disagi derivanti da essa. Il ministero degli Esteri tedesco ha aggiornato i suoi consigli di viaggio per Israele e per i territori palestinesi a partire da oggi mercoledì, avvertendo che “dal 6 dicembre 2017 potrebbero esserci dimostrazioni a Gerusalemme, in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Non si possono escludere violenti scontri “. Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha anche emesso un avvertimento di viaggio, esortando i dipendenti del governo e le loro famiglie a non visitare la Città Vecchia di Gerusalemme o la Cisgiordania.

L’inviato in Palestina del Regno Unito ha detto oggi che la decisione prevista da Trump sarebbe equiparabile ad una vera e propria “dichiarazione di guerra” eseguita “…contro 1,5 miliardi di musulmani e conseguentemente a centinaia di milioni di cristiani che non accetteranno che i loro santuari sacri siano destinati ad essere totalmente sotto l’egemonia di Israele”.

Ieri martedì 5 dicembre 2017, i cristiani palestinesi di Betlemme, il luogo di nascita di Gesù, sono stati avvistati a bruciare fotografie di Donald Trump e con cartelli che recitavano “Muovete l’ambasciata nel vostro paese, non nel nostro” e ancora “Gerusalemme, che rappresenta il cuore della Palestina, non è ad un livello di sottoporsi a delle infime trattative politiche”.

Lo stesso giorno Trump aveva infatti dichiarato al capo delle Autorità palestinese, durante una telefonata, che intende trasferire l’ambasciata degli Stati Uniti in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme. La “mossa”, pianificata sul difficile scacchiere mediorientale, è stata fortemente condannata dalla comunità internazionale.

Nel corso di una conferenza stampa congiunta con il segretario di Stato americano Rex Tillerson, il capo della politica estera dell’UE, Federica Mogherini, ha avvertito sconsigliando vivamente gli Stati Uniti dal trasferire l’ambasciata in Israele a Gerusalemme, dicendo che potrebbe mettere così a repentaglio il processo di pace già così complicato nella regione.

Il Consiglio della Lega degli Stati arabi ha rilasciato una dichiarazione che definisce il riconoscimento di Gerusalemme come capitale israeliana un atto di “aperta aggressione contro i diritti del popolo palestinese e di tutti i musulmani ed i cristiani”.

La Turchia minaccia di tagliare i legami diplomatici con Israele se gli Stati Uniti riconoscono Gerusalemme come capitale

La Turchia minaccia di tagliare i legami diplomatici con Israele se gli Stati Uniti riconoscono Gerusalemme come capitale

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha detto martedì che il riconoscimento, da parte degli Stati Uniti, di Gerusalemme come capitale israeliana sarebbe considerata una “linea rossa” per i musulmani ed “un grande colpo per la coscienza religiosa dell’umanità”. Il leader dell’alleata della NATO, la Turchia, ha avvertito che se gli Stati Uniti assumono un tale atteggiamento prevaricante, il passo in direzione sbagliata, costringerebbe Ankara a tagliare i rapporti diplomatici con lo stato ebraico.

Erdogan ha inoltre chiesto un vertice d’emergenza dell’Organizzazione per la cooperazione islamica per il 13 dicembre affinché si possa discutere sulla possibilità che Gerusalemme diventi la capitale di Israele.

Il leader supremo dell’Iran, l’Ayatollah Ali Khamenei, ha anche condannato pesantemente, definendola come “campata in aria”, la decisione di Washington di trasferire l’ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme,  interpretandola come una dimostrazione di incompetenza.

“Chi afferma di voler riconoscere Quds (tradotto dall’arabo = Gerusalemme) come capitale della Palestina occupata è solo a causa della sua incompetenza e fallimento personale” –  ha detto Khamenei, usando non a caso il nome arabo per Gerusalemme.

Anche il governo siriano ha valutato come pessima la mossa prevista. “[La mossa] è infatti il culmine del perpetuato crimine pluriennale d’usurpare la Palestina e spodestare il popolo palestinese a vantaggio d’Israele”, ha detto un funzionario del ministero degli Esteri all’agenzia di stampa statale SANA.