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Aggiunto da il 2016-03-29

Fidel Castro ad Obama: Non vogliamo regali!

L’AVANA, 28 marzo 2016“Non abbiamo bisogno che l’impero ci regali niente”: è così che Fidel Castro commenta oggi la storica visita di Barack Obama a Cuba, in una delle sue abituali “riflessioni” pubblicate dalla stampa ufficiale, che sebbene è intitolata “fratello Obama” contiene una dura critica del discorso che il presidente Usa ha rivolto al popolo cubano.

Analizzando il contenuto del discorso “mieloso” di Obama, l’ex presidente cubano ha osservato ironicamente che “si suppone che ognuno di noi rischiava di soffrire un infarto nel sentire queste parole del presidente Usa”, ed elenca una serie di denunce contro la politica di Washington, non solo riguardo a Cuba ma anche ricordando la guerra civile in Angola, alla quale hanno partecipato militari castristi, in quella che ha definito “una pagina onorabile nella lotta per la liberazione dell’essere umano”.

E pensare che il presidente Obama era tutto sorrisi quando è arrivato a Cuba la settimana scorsa durante una visita volta a seppellire l’ascia di guerra tra le due nazioni, ma l’ex leader Fidel Castro è rimasto tutt’altro che impressionato. L’arzillo 89enne ha letteralmente “sbattacchiato” “Fratello Obama” in una lettera pubblica molto ironica oltre che ricca di contenuti e riferimenti storici.

Anche se Obama non si è incontrato ufficialmente con Fidel durante la sua visita di tre giorni, ha passato del tempo con suo fratello Raúl, l’attuale presidente cubano, che ha preso il posto di Fidel nel 2008.

Tuttavia, Fidel apparentemente non aveva bisogno di incontrare Obama di persona per farsi un’opinione circa il leader USA e la sua storica visita in Cuba. modesto suggerimento è che si riflette e non cerca di sviluppare teorie di politica cubana, “Fidel ha scritto la sua 1500-word lettera dal titolo ‘El Hermano Obama’ (Il fratello Obama), aggiungendo che “Cuba non ha bisogno di regali dall’impero USA”.

Fidel castro, 89 anni, arzillo ed irriducibile patriarca

Fidel castro, 89 anni, arzillo ed irriducibile patriarca

Un arzillo ed orgoglioso novantenne

Nella lettera pubblicata dalla rivista di Stato “Granma”, Castro critica il discorso di Obama a L’Avana, riga per riga.

Sbatte sul tavolo il fallimento del presidente americano di riconoscere i cubani indigeni o di dare credito al suo divieto di segregazione razziale emanato subito dopo il suo arrivo al potere nel 1959.

Egli continua a ricordare a chi non avesse percepito l’aggressione USA contro Cuba, tra cui il pesante embargo decennale commerciale contro l’isola, dall’attacco alla Baia dei Porci nel 1961, al bombardamento di un aereo di linea cubano sostenuta da esuli anti-castristi rifugiatisi successivamente negli Stati Uniti nel 1976.

Castro critica anche gli sforzi dell’amministrazione Obama per rafforzare i legami commerciali ed economici con Cuba.

“Nessuno dovrebbe pretendere che la gente di questo paese nobile ed altruista rinunci alla sua dignità, alla sua gloria ed ai suoi diritti”, ha scritto l’anziano leader e statista cubano, aggiungendo che “siamo in grado di produrre il cibo e la ricchezza materiale di cui abbiamo bisogno con il lavoro e l’intelligenza della nostra gente “.

Riferendosi alla dichiarazione di Obama che “..è tempo, ormai, per noi di lasciare il passato alle spalle..” Castro ha detto: “Immagino che qualcuno di noi correva il rischio di avere un attacco di cuore nel sentire queste parole da parte del Presidente degli Stati Uniti”.

Il viaggio di Obama ha segnato la prima visita a Cuba da parte di un presidente americano in quasi 90 anni di storia diplomatica tra i due paesi. A questo evento ha fatto seguito il ripristino delle relazioni diplomatiche tra Washington e L’Avana, e la riapertura dell’ambasciata degli Stati Uniti a Cuba. Le restrizioni di viaggio sono state cancellate parzialmente, prendendo anche delle misure che facilitano gli americani viaggianti verso la nazione insulare. Tuttavia, l’embargo degli Stati Uniti contro Cuba, seppur parzialmente, rimane tuttora ancora in vigore. Obama ha detto durante la sua visita, che egli spera che il Congresso degli Stati Uniti rottamerà presto le restrizioni commerciali.