Brindisi, la beffa del “Piano di riordino della sanità pugliese”durante il sondaggio della Asl per decidere i colori della facciata dell’Ospedale di II livello “Antonio Perrino”
Ospedale Antonio Perrino “facciata multi”
Saranno i cittadini a scegliere il volto nuovo del Perrino, l’ospedale di Brindisi oggetto di radicali lavori di ristrutturazione che prevedono anche la tinteggiatura della facciata. Mentre in altre province e località si protesta per il nuovo piano di riordino che dovrebbe chiudere ben nove strutture ospedaliere pugliesi ed addirittura smantellare tre ospedali nella stessa provincia di Brindisi, l’azienda sanitaria brindisina ha lanciato sulla pagina Facebook una sorta di sondaggio informale sotto le insegne “Colora il tuo ospedale”, che nel giro di poche ore ha catalizzato numerose adesioni in forma di “like”. Sono state progettate sette ipotesi differenti per il prospetto frontale e posteriore della struttura, ognuno con un nome e una sua personalità rappresentata da un diverso insieme di colori: brasil, citrus, fluo, laser, multi, multi b, palazzo. Forse qualcuno pensa che la cromoterapia piuttosto che il controllo della spesa sia la cura o il rimedio infallibile per i problemi della sanità pugliese. Mentre qualcun altro pensa che chiudere gli ospedali sia il metodo più facile per ridurre la spesa, piuttosto che l’attuazione di una vera spending review ri-adottando le odiose “griglie di spesa” che obbligavano gli amministratori locali a “stare dentro ragionevoli parametri”. Abbandonate inspiegabilmente dall’avvento del governo Monti in poi, queste griglie facevano in modo che si potessero evitare innumerevoli sprechi nella spesa corrente delle ASL. Per intenderci, erano gli strumenti che impedivano di pagare diversamente una siringa, un elettromedicale piuttosto che un presidio sanitario, a seconda che ci trovassimo in Trentino o in Sicilia. Forse il controllo capillare della spesa non interessa? Di certo nessuno di coloro che “dovevano” o “potevano” ha mai mostrato interesse nemmeno per metodi di controllo informatizzato (software creati appositamente allo scopo) per la ricerca e l’individuazione di “voci anomale di spesa” nei corposi ed inesplorati tabulati aziendali riguardanti la spesa corrente. Si potrebbe così evitare ad esempio di arrivare a pagare un set di cartucce per emogasanalizzatore una cifra inaudita (16.000 euro circa) che va al di là del valore dell’apparecchiatura stessa corredata di cartucce, presa magari in comodato d’uso e quindi nemmeno di proprietà dell’azienda, proprio per simulare un risparmio che poi in realtà non c’è.
Ospedale Antonio Perrino “facciata laser”
L’ironia del “Piano di riordino sanitario pugliese”
Purtroppo tutto ciò suona quanto mai derisorio, per quello che sta accadendo alla sanità pugliese, soprattutto per il discusso “Piano di riordino”, in cui si annuncia il taglio di ben 9 ospedali pugliese: l’Asl Foggia perderà un ospedale, la Bat due, Bari dovrà fare a meno di due ospedali, Taranto ne perde uno e Brindisi tre, Lecce (non pervenuto) sembra rimanga invariato, ma pare si vogliano accentrare i servizi in meno comuni.
Oggi gli ospedali pubblici in Puglia sono 36 + 4 (i due policlinici di Bari e Foggia e i due Irccs: Oncologico e De Bellis). Diventeranno secondo il nuovo piano 27 + 4.
Durante l’audizione in commissione regionale sulle linee d’indirizzo del riordino della rete ospedaliera, Michele Emiliano (nella veste di assessore alla Sanità) e il direttore di dipartimento Giovanni Gorgoni hanno illustrato i criteri su cui il riordino è incentrato.
Gorgoni specifica: «Rimarranno invariati il numero di posti letto ed il costo del personale». Ben nove strutture perderanno la classificazione di ospedali e diventeranno qualcosa d’altro, nel corso della riunione non sono stati indicati i nomi dei presidi da chiudere/riconvertire. Anzi Emiliano ha aperto al confronto con un :«Vogliamo garantire il massimo livello di condivisione» e Gorgoni ha spiegato che la decisione di fare a meno di nove strutture di ricovero è conseguenza dell’applicazione dei criteri dettati dal decreto ministeriale 70 del 2015 e dalla legge di Stabilità 2016. «Le norme sono così stringenti – dice Emiliano – che non si tratta di fare scelte politiche. Le spese per i dipendenti non possono crescere e dobbiamo accorpare il personale nei luoghi strategici».
Niente ancora è ufficiale , ma sembra che le nove strutture destinate a cessare siano, nel foggiano Lucera (oggi collegato all’ospedale di San Severo); nella Bat chiuderanno Canosa e Trani (mentre a Bisceglie l’ospedale sarà rafforzato col il punto nascita); nel barese, Triggiano e Terlizzi cesseranno (e la psichiatria della prima si sposterà a Putignano); a Taranto, chiude Grottaglie (oggi collegato al Santissima Annunziata); nel brindisino la chiusura riguarderà San Pietro Vernotico, Mesagne e Fasano. Tutte queste 9 strutture perderanno la classificazione di ospedali e diventeranno, in genere Pta, ossia presidi per l’assistenza territoriale. Alcuni presidi come Grottaglie, saranno riconvertiti in strutture per la riabilitazione.
Speriamo solo che tutto quanto compete la sanità pugliese venga fatto ed attuato solo per il bene del popolo pugliese, con “scienza e coscienza” e non, come già molti pugliesi vanno affermando, seguendo vecchie ed assurde politiche clientelari dovute solamente alla geografia dei “bacini e serbatoi di voti”.