Trani, il crac della clinica vaticana: presi in 10, anche due suore. “Arrestate il senatore Azzollini”.
Intercettazioni telefoniche: il card. Giuseppe Versaldi parla con il manager Giuseppe Profiti
Spreco di denaro pubblico, assunzioni clientelari, bilanci falsificati (2011 e 2012), stipendi e consulenze d’oro, utilizzo di risorse tutt’altro che finalizzate alla cura dei malati. Tutto questo avrebbe portato, anno dopo anno, al crac della Congregazione Ancelle della Divina Provvidenza, ovvero alla bancarotta fraudolenta dell’omonima casa di cura per malati psichici con sedi a Bisceglie (Bat), Foggia e Potenza. Un buco da 500 milioni di euro, oltre 350 dei quali costituiti da debiti nei confronti dello Stato. L’ente è attualmente in amministrazione straordinaria.
Divina Provvidenza, il procuratore: “Progetto criminoso in danno dei malati”
La Procura della Repubblica di Trani ha chiuso tre anni di indagini. Dieci le persone destinatarie di un’ordinanza di custodia cautelare (tre in carcere, sette ai domiciliari) firmata dal gip del tribunale Rossella Volpe. Nove gli arresti eseguiti dalla guardia di finanza di Bari, tra cui quelli di due suore della Congregazione (“iniziativa cautelare sorprendente”, l’ha definita il loro avvocato Francesco Paolo Sisto): suor Marcella Cesa e suor Assunta Pulzello. In carcere sono finiti Dario Rizzi, 64 anni, ex direttore generale della Divina Provvidenza; Antonio Battiante, 43 anni, ex direttore generale e amministratore di fatto dal 2010, e Rocco Di Terlizzi, anche lui amministratore di fatto ma dal luglio 2009.
Ai domiciliari, insieme con le due religiose, sono andati Angelo Belsito, 68 anni, amministratore di fatto dal luglio 2009; Antonio Damascelli, 67 anni, consulente fiscale; Adriana Vasiljevic, 29 anni, e Augusto Toscani, 69 anni, collaboratori dell’ente ecclesiastico. La decima persona è il senatore Antonio Azzollini (Ncd), già sindaco di Molfetta e presidente della commissione Bilancio di Palazzo Madama. Nei suoi confronti è stata depositata a Roma una richiesta di arresto ai domiciliari che nelle prossime ore finirà sul tavolo della giunta per le immunità, chiamata a dare l’ok o a respingerla.
Oltre alle due religiose (una, rappresentante legale pro tempore della Congregazione, e l’altra economa), sono finiti agli arresti un ex direttore generale, amministratori di fatto, consulenti e dipendenti dello stesso ente. Gli indagati sono in tutto 25, compresi gli arrestati: a 12 di loro la Procura contesta l’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di più reati. Tra questi c’è Azzollini, ritenuto uno dei capi ma non tra i promotori del presunto “gruppo di malaffare”, come lo hanno definito gli inquirenti, accusato anche di corruzione per induzione e concorso in bancarotta fraudolenta. Fra gli indagati per quest’ultimo reato compare anche il deputato foggiano Raffaele Di Gioia (Psi-Gruppo Misto), per un episodio di elargizioni in denaro da parte dell’ente alla figlia Silvia (anche lei indagata), dipendente in uscita, mentre si disponevano piani di licenziamento per oltre mille persone.
Militari della guardia di finanza di Bari hanno eseguito dieci arresti, tre in carcere e sette ai domiciliari, nei confronti di persone accusate a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta e altri reati per il crac delle case di cura Divina Provvidenza, a Bisceglie, con sedi anche a Potenza e Foggia. Tra i destinatari del provvedimento di arresto (ai domiciliari) c’è il senatore Antonio Azzollini (Ncd), presidente della commissione Bilancio di Palazzo Madama: la richiesta è già stata notificata in parlamento. Ai domiciliari anche due suore che gestivano l’ente ecclesiastico: suor Marcella Cesa e suor Assunta Pulzello rispondono a vario titolo di associazione per delinquere e bancarotta fraudolenta.
Anche un altro parlamentare, il deputato Raffaele Di Gioia (Psi-Gruppo misto), è fra gli indagati. In carcere sono finiti Dario Rizzi, 64 anni, ex direttore generale della Divina Provvidenza; Antonio Battiante, 43 anni, ex direttore generale e amministratore di fatto dal 2010, e Rocco Di Terlizzi, anche lui amministratore di fatto ma dal luglio 2009. Ai domiciliari, insieme con le due religiose, sono andati Angelo Belsito, 68 anni, amministratore di fatto dal luglio 2009; Antonio Damascelli, 67 anni, consulente fiscale; Adriana Vasiljevic, 29 anni, e Augusto Toscani, 69 anni, collaboratori dell’ente ecclesiastico.
Divina Provvidenza, il procuratore: “Progetto criminoso in danno dei malati”
l senatore Azzollini è coinvolto anche in un’inchiesta sul porto di Molfetta, ma per la richiesta che riguardava l’utilizzo delle intercettazioni il Senato negò l’autorizzazione anche con i voti del Pd. “Mi difenderò come sempre nel processo e nelle aule parlamentari per la parte che riguarda queste”, si è limitato a commentare. Quanto ai verbali, invece, Azzollini avrebbe detto alle suore della Divina Provvidenza facendo irruzione nella Casa: “Da oggi in poi comando io, se no…”. La frase, riferita da presenti, è nell’ordinanza di arresto: episodio “intimidatorio”, dice il gip, che “inaugura la stagione del potere azzolliniano”.
Tra i 25 indagati potrebbero figurare, oltre alle due religiose arrestate, anche un paio di alti prelati. Sequestrati, nel corso dell’inchiesta, 32 milioni di euro e un immobile destinato a clinica privata a Guidonia (Roma) appartenente all’ente ecclesiastico, in realtà fittizio. Alle indagini, effettuate dalla Guardia di finanza di Bari con l’ausilio della Procura e dei carabinieri del Nas di Foggia, ha fornito una collaborazione definita “preziosa” lo Ior del nuovo corso, rispondendo alle richieste di rogatorie internazionali arrivate dalla Procura di Trani.
Così come “un pesante atto di accusa nei confronti di coloro che si sono avvicendati alla guida dell’ente a partire dalla fine degli anni Novanta” è arrivato dalle relazioni dell’attuale amministratore straordinario dell’ente, Bartolomeo Cozzoli.. “Non è in discussione la struttura sanitaria, che è di eccellenza” ha detto il procuratore di Trani, Carlo Maria Capristo, fornendo rassicurazioni sul destino lavorativo dei 1600 circa dipendenti della ‘Divina Provvidenza’. Ma dietro l’angolo potrebbero esserci presto altre novità. L’inchiesta sull’ente ecclesiastico è figlia di un’altra indagine su una presunta truffa al Servizio sanitario nazionale che potrebbe chiudersi a breve riguardante la regolarità dei ricoveri nelle strutture della Casa di cura.
Intercettazioni telefoniche: il card. Giuseppe Versaldi parla con il manager Giuseppe Profiti
ROMA, 19 giugno – Tacere al Papa che una somma di 30 milioni dell’ospedale Bambino Gesù proveniente da fondi pubblici italiani sarebbe stata utilizzata per l’acquisizione dell’Idi. Lo suggerisce il card. Giuseppe Versaldi, ora prefetto dell’Educazione Cattolica, in una conversazione telefonica con il manager Giuseppe Profiti intercettata nell’ambito dell’ inchiesta sul crac da 500 milioni di euro della Casa di cura della Divina Provvidenza di Bisceglie (Bat), con sedi anche a Foggia e Potenza.
Nella conversazione del 26 febbraio 2014, secondo gli inquirenti, si parla del tema da affrontare al cospetto di Papa Francesco che è la destinazione di un fondo di 30 milioni di euro (oltre ad altri 50)in favore dell’Idi, Istituto dermopatico dell’Immacolata, anziché dell’Ospedale Bambino Gesù, del cui Consiglio di amministrazione Profiti era all’epoca presidente.
I 30 milioni sarebbero stati assegnati al Bambino Gesù dalla legge di stabilità ma verrebbero utilizzati, sempre secondo gli inquirenti, nelle intenzioni di Versaldi e Profiti per un’altra struttura sanitaria, cioè appunto l’Idi, peraltro in Amministrazione Straordinaria e al centro essa stessa di un’altra indagine giudiziaria. Lo scopo sarebbe stato quello di far riacquisire l’Idi, prima di proprietà della provincia italiana dei Figli dell’Immacolata, alla Congregazione religiosa generale, utilizzando per questo fondi provenienti dallo Stato italiano.
Per la procura di Trani tali risultanze dell’inchiesta sono rilevanti per comprendere il modus operandi utilizzato nel caso dell’Idi che troverebbe un parallelo anche per quanto accertato a proposito della bancarotta delle case di cura pugliesi della Divina Provvidenza, anche qui con Profiti nel presunto ruolo di trait d’union.
Nell’inchiesta della procura di Trani, che finora ha portato a dieci misure cautelari tra cui la richiesta di arresto per il senatore Ncd, Antonio Azzollini, il cardinale Versaldi non sarebbe comunque indagato.
Il testo dell’intercettazione
Nella conversazione agli atti della procura di Trani colpisce soprattutto la volontà del cardinale di nascondere al Papa, con cui insieme a Profiti avrebbe avuto di lì a poco un colloquio, l’intento di dirottare, secondo gli inquirenti, fondi provenienti dalla legge di stabilità destinati al Bambino Gesù a un’operazione di riacquisizione dell’Idi da parte della Congregazione dei Figli dell’Immacolata.
Profiti: “Pronto! Ciao don Giuseppe!”. Versaldi: “Ciao. Senti. Ci riceve stasera alle diciannove il Papa”. Profiti: “Ma chi ci?”. Versaldi: “Il Papa”. Profiti: “Aaah! O mio Dio!”. Versaldi: “Tu puoi?”. Profiti: “Io certo! E ci mancherebbe!”. Versaldi: “Bene. Ci troviamo…sì”. Profiti: “Eh! Cosa devo…”. Versaldi: “Passi…”. Profiti:”…dire? Fare? Portare?”. Versaldi: “No. Ma poi introduco io come delegato. E poi tu dici le cose che hai detto ieri sera”. Profiti: “Ah! Cos’è che dovevo saltare? Che me ne sto andando in paranoia?”. Versaldi: “Ma diceva…no! Mi pareva…mi pare no?”. Profiti: “Ah!”. Versaldi: “ehm…ehm…devi tacere che questi trenta milioni …”. Profiti: “Sì. Sì. Sì. Sull’intervento, sì.”. Versaldi: “Sono stati dati per l’Idi. E dire semplicemente che, come ogni anno, oltre ai cinquanta sono stati dati trenta per il Bambino Gesù, senza…ah… ah…una…” Profiti: “Vincolo di destinazione”.
I 30 milioni di cui si parla, secondo gli inquirenti, sarebbero stati assegnati al Bambino Gesù dalla legge di stabilità ma verrebbero utilizzati, nelle intenzioni di Versaldi e Profiti, perchè l’Idi, in amministrazione straordinaria per il forte indebitamento e al centro esso stesso di un’altra indagine giudiziaria, torni nelle mani della Congregazione religiosa di cui Versaldi è commissario papale.
Il tutto, ritengono gli investigatori, con l’uso, appunto di denaro pubblico che aveva tutt’altra destinazione. Per la procura di Trani il senso della conversazione intercettata è rilevante per comprendere il modus operandi che sarebbe stato utilizzato nel caso dell’Idi e che troverebbe un parallelo anche per quanto emerso a proposito della bancarotta delle case di cura pugliesi della Divina Provvidenza, anche qui con Profiti nel presunto ruolo di trait d’union. Nell’indagine, comunque, il cardinale Versaldi non sarebbe indagato. Gli inquirenti pugliesi tracciano il parallelo tra le due vicende ipotizzando in entrambi i casi il progetto ambizioso da parte dei gruppi proprietari di rientrare in possesso definitivamente delle strutture una volta depurate dall’immenso disavanzo economico (circa un miliardo di euro per l’Idi, quasi 600 milioni per la Casa Divina Provvidenza) “da scaricare interamente sulla collettività”.