Civati esce dal Pd, per coerenza ed onestà intellettuale
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Pippo Civati lascia il Pd: «Adesso il mio piano per unire la sinistra»
Il deputato esce dal partito e dice: «Per ora vado nel gruppo misto, che poi sarà un po’ come stare nel Pd, dove ormai si candidano tutti, anche i fascisti». Questa mattina l’incontro con Landini
Un pranzo con Maurizio Landini, seduti a ristorante e via, non c’è più dubbio. Pippo Civati lascia il partito democratico, nei prossimi giorni approderà al gruppo misto e, dice, «poi si tratterà di fare la sinistra». La decisione era presa da giorni, confessata nero su bianco negli sms inviati ad amici e collaboratori. Anche con i giornalisti Civati si mostrava deciso: «Questa volta esco». Siccome il tira e molla va però avanti da mesi, non poteva mancare la solita suspense civatiana sui tempi dell’addio.
Negli ultimi giorni si sono susseguite molte versioni, tutte originali: «Non prima delle regionali», «dopo», «tra poco saprete». Questa mattina, infine, «nelle prossime ore l’annuncio». Ed eccolo: «Se mai mi fossero servite conferme ho avuto quelle dei tanti professori e degli studenti che ho incontrato martedì in piazza. Molti erano elettori del Pd, e mi dicevano che non lo avrebbero più votato. Ecco io non credo che si siano spostati loro, e non ho certo deciso io di trasformare il Pd in questa cosa qui, dove ormai ci sono dentro tutti, anche i fascisti, che si allea con Alfano, sistematicamente, e che pratica la filosofia dell’Italicum ormai da tempo, al suo interno, dove decide tutto il capo».
E poi: «Io non ho più fiducia in questo governo, e mi chiedo come si faccia a rimanere in questo gruppo».
Ci sono ora i tempi tecnici. Qualche giorno per formalizzare il passaggio al gruppo misto («Vado nel gruppo misto che tanto non sarà più misto del Pd» è la battuta con cui scarica la tensione, ripetuta più volte: «Passerò al gruppo misto. Del resto il Pd è già un gruppo misto» dice nella sede del settimanale Left , «quindi non credo che per me sarà uno shock»).
Poi si lavora per tentare l’impresa, notoriamente impossibile, di unire la sinistra. Ha anche un piano, Civati, che nei prossimi giorni continuerà una girandola di incontri, compreso uno con il segretario della Cgil Susanna Camusso. «Lo so Arturo, mi piace stupirvi», è invece l’attacco di una telefonata avuta nel primo pomeriggio con Arturo Scotto, capogruppo alla Camera di Sel, che evidentemente non si aspetta l’annuncio imminente. «Sapevamo che la decisione era matura» dice Scotto all’Espresso raccontando come i contatti con il partito di Nichi Vendola vadano avanti da tempo, ma senza mai esser entrati troppo nei dettagli di un’eventuale unione. E se Nichi Vendola, anche ieri dal corteo degli insegnanti in sciopero contro la buona scuola di Matteo Renzi, si dice pronto «a mettere in discussione Sel, a condizione che nasca un soggetto nuovo più grande», Civati pensa a un appuntamento a giugno.
Prima girerà un logo («Ci sarà un uguale che mi pare un bel simbolo, no?») e ovviamente un hashtag tanto per invadere il terreno prediletto di Matteo Renzi: «#raggiungopastorino è la sintesi migliore» spiega Civati. Già, perché, libero dagli obblighi previsti dallo statuto del Pd, ora Civati potrà dichiaratamente sostenere il candidato della lista unitaria della sinistra, alle regionali in Liguria. «Ma è evidente» spiega, «che non si devono preoccupare gli amici che sono candidati nelle liste del Pd, perché il mio sostegno non mancherà».
Ancora Arturo Scotto, commenta la decisione di Civati di aderire al gruppo misto e non direttamente a quello di Sel: «Non c’è bisogno, non dobbiamo avere fretta» dice, «c’è bisogno di una soggettività larga e popolare e di governo, dobbiamo costruire nel merito, con Civati e con altri, che sono sicuro lo seguiranno».
In realtà Civati non svela i nomi di chi potrebbe seguirlo (dice solo: «Al Senato qualcuno farà lo stesso»). Ma lì il gruppo autonomo, di cui si ventilava nei giorni scorsi, potrebbe però esser lontano. Ma non è importante, almeno per Civati, che a Renzi tira l’ultima stoccata («Che ne sarà della maggioranza di governo al Senato? Arriverà Verdini?») e a Landini, e ai vari partiti della sinistra, sta spiegando che l’unico modo per farcela è partire dai giovani.
Volti nuovi, sì, non renziani, ma quarantenni: «Non c’è ne calcolo né politicismo, non valgono formule del passato». spiega ancora Civati, «Bisogna rappresentare i biancosi di Saramago, quelli che votano scheda bianca o non votano più. Maurizio Landini sta facendo un percorso parallelo a quello che io faccio da più di un anno: ci sono molti pezzi di società da unire, e molti altri che ancora non conosciamo».