Il sangue di San Gennaro contenuto nel reliquiario del duomo di Napoli si è sciolto “a metà” dopo che il papa lo ha baciato. “Segno che san Gennaro vuol bene al Papa che è napoletano come noi, il sangue è metà sciolto”, ha annunciato il cardinale Crescenzio Sepe. Bergoglio ha commentato: “Si vede che il santo ci vuole bene a metà, dobbiamo essere più buoni e convertirci ancora: pregate per me”. Con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI il sangue di san Gennaro non si era sciolto.
“Il vescovo ha detto che il sangue si è sciolto a metà: si vede che il santo ci vuole bene a metà, dobbiamo convertirci un pò tutti perché ci voglia più bene”. È quanto ha detto Papa Francesco, commentando in Duomo la ripetizione del “miracolo” di San Gennaro.
Durante la visita di papa Francesco nel Duomo di Napoli si è verificato in via straordinaria il “prodigio” dello scioglimento del sangue di San Gennaro, che di solito si ripete solo per la sua festa il 19 settembre, il sabato precedente la prima domenica di maggio e il 16 dicembre. Il sangue non si era sciolto nelle visite di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.
Il sangue di San Gennaro si è sciolto per metà. A dare l’annuncio è stato il cardinale Sepe dopo che il Pontefice aveva preso la teca nelle sue mani. “Il sangue si è sciolto a metà”, ha detto Sepe. E’ la prima volta che accade nelle mani di un Pontefice. Non era mai avvenuto né con Giovanni Paolo Secondo nel 1990, né con Benedetto Sedicesimo nel 2007.
Sangue di San Gennaro: la storia. Due ampolle su cui da tempo la scienza si accanisce, ma intorno alle quali la fede e la credenza polare restano di opinione inalterata. Il sangue di San Gennaro, il liquido raccolto da una pia donna di nome Eusebia dopo la decapitazione del patrono di Napoli a Pozzuoli nel 305 d.C., custodito nel duomo di Napoli, è dentro una preziosa teca voluta da Roberto d’Angiò, ma già suo padre Carlo II le aveva sistemate in un prezioso busto-reliquiario d’argento creato dai maestri orafi francesi, esponendole alla venerazione pubblica per la prima volta nel 1305. Ma allora il santo non era ancora il protettore di Napoli, né è documentato il miracolo.
La prima liquefazione attestata è del 1389, il 17 agosto, e letta subito come presagio benaugurante, perché avviene durante una processione solenne decisa per una grave carestia. Ci vuole la pestilenza del 1526, che perdura nel 1529, per far sì che i napoletani facciano voto a San Gennaro di edificargli una cappella in duomo, dove verranno riunite tutte le sue reliquie; cappella la cui costruzione comincia nel 1608, che viene consacrata solo nel 1645, e sul cui cancello, realizzato da Cosimo Fanzago, viene posta l’iscrizione “Divo Ianuario e fame bello peste ac Vesevi igne miri ope sanguinis erepta Neapolis vindici” (A San Gennaro Napoli salvata dalla fame, dalla guerra, dalla peste e dal fuoco del Vesuvio per virtù del suo sangue miracoloso consacra”. Tre volte l’anno il sangue viene esposto in attesa della sua liquefazione, che è considerata di buon auspicio per le sorti della città: il 19 settembre, giorno della decapitazione in alcuni documenti e della nascita del santo in altri, il 16 dicembre e il sabato precedente la prima domenica di maggio. La prima ricognizione scientifica sul contenuto delle ampolle, rosso scuro e di norma allo stato solido, fu compiuta nel 1902, un’analisi spettroscopica che rivelò la presenza di ossiemoglobina, composto labile risultante dalla associazione dell’ossigeno molecolare con l’emoglobina del sangue.
Tre ricercatori del Cicap, in un lavoro pubblicato su “Nature” del 1991, spiegarono come il miracolo potesse essere un fenomeno di tissatropia, cioè il far diventare fluido un materiale sottoponendolo a sollecitazioni meccaniche. Le ampolle infatti vengono agitate dai celebranti ed è stato sperimentato che anche a fine ’300 si potevano ottenere sostanze di questo tipo e color sangue con cloruro ferrico, minerale presente sul Vesuvio, acqua, carbonato di calcio e cloruro di sodio. La replica della Curia e della gente di Napoli fu secca: perché allora il sangue non si scioglie sempre? E perché a volte è già sciolto quando le ampolle vengono tolte dalla cassaforte che le custodisce in cappella? Così ogni anno, nelle tre date stabilite, ma soprattutto il 19 settembre, la folla di fedeli che seguono la cerimonia in duomo è sempre in trepidante attesa di veder sventolare il fazzoletto bianco con cui il componente più autorevole della Deputazione di San Gennaro annuncia il miracolo. Costante la presenza delle decine e decine di donne, le “parenti”, che chiamano il santo ‘faccia gialluta’ (perché il busto d’argento portareliquie aveva la faccia dorata, ndr.) e lo insultano perché la liquefazione ci sia. Più l’evento ritarda, più cresce la tensione. Ogni anno la scena si ripete, e ogni anno la città, che del sangue dei martiri è piena (oltre quello di San Gennaro, c’è anche quello di Santa Patrizia, ad esempio) festeggia il miracolo con colombe in volo e rintocchi di campane.