Dalla mezzanotte di lunedì 30 marzo fino alle ore 24.00 di mercoledì’ 1 aprile, i gestori delle aree di servizio attueranno una seconda tornata di sciopero di 48 ore su tutta la rete autostradale nazionale. Lo annunciano i gestori delle aree di servizio aderenti a Faib Confesercenti, Fegica Cisl ed Anisa Confcommercio, per protestare contro il “sistema ministeriale” di protezione degli interessi dei concessionari autostradali. “Si tratta della fatale conseguenza – si legge in una nota congiunta delle Organizzazioni di categoria – dell’atteggiamento di totale arroccamento delle strutture politico-burocratiche dei Ministeri competenti -Trasporti, Infrastrutture e sviluppo economico- a strenua difesa e protezione del “sistema”, tanto opaco quanto monolitico, posto a garanzia degli interessi e delle rendite di posizione di cui godono i concessionari autostradali”. “Un ‘sistema’ – prosegue la nota – che garantisce aumenti sistematici dei pedaggi e delle tariffe, proroghe ultra decennali di già lunghissime concessioni, rimesse milionarie statali praticamente a fondo perduto, oltre la possibilita’ -in assenza di regole certe, eque e di qualunque reale controllo- di imporre un regime di royalty ad esclusivo ed ulteriore vantaggio dei concessionari che si traduce in prezzi dei carburanti piu’ alti d’Europa e standard di servizio sempre piu’ rarefatti e inadeguati ad un bene pubblico offerto in concessione”. “E’ giunto ormai il momento che lo Stato – sostengono i tre sindacati – metta anche i potenti concessionari di fronte alla necessita’ di rinunciare almeno ad una parte del “bottino” che gli è stato assicurato in tutti questi lunghi anni, facendo loro comprendere che nella tariffa -tradotta nel pedaggio cui soggiacciono gli utenti e che viene rivalutata automaticamente ad ogni 1° gennaio- è già compreso il pagamento del “servizio pubblico” che sono chiamati a dover garantire: pretendere di imporre anche ulteriori royalty su carburanti, caffe’ e panini significa esigere di incassare due volte per la medesima prestazione! Neanche la grandissima adesione alle prime due giornate di chiusura effettuate il 4 e 5 marzo scorso ha convinto i Ministri Lupi e Guidi a rimettere in discussione le vere e proprie “incrostazioni” che soffocano l’intero settore mettendo colpevolmente a rischio 460 imprese e 6000 dipendenti e continuando a penalizzare gli utenti ed i consumatori sia in termini di prezzi che di servizio”. “Per queste ragioni -conclude la nota sindacale – alla categoria non rimane che raddoppiare il proprio sforzo accompagnando la nuova azione di sciopero con quella legale, finanziata attraverso la costituzione di un apposito fondo di garanzia e tesa ad impugnare prima gli atti amministravi che il Governo ha recentemente assunto a protezione degli interessi dei concessionari e poi tutti gli ulteriori atti che dai primi dovessero successivamente discendere”.
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