L’esercito turco lascia la tomba del nonno del fondatore dell’Impero ottomano di fronte all’avanzata delle milizie dell’ISIS: lo Stato Islamico diventa una entità geografica sempre più grande dal medio oriente all’Africa. La Turchia infatti manda a casa i militari che erano a guardia di un monumento di alto valore storico e simbolico per il Paese: la tomba di Suleiman Shah, nonno di Osman I, il fondatore dell’Impero ottomano.
Il mausoleo si trova in Siria, nella valle dell’Eufrate, ma in una porzione di territorio controllata da Ankara a seguito di un trattato con la Francia del 1921.
La tomba e la sicurezza dei soldati erano minacciati dall’avanzata dell’autoproclamato Stato islamico, che ha già colpito monumenti funebri perché considerati luoghi di idolatria.
Nel corso dell’operazione, uno dei circa 40 militari, che erano a guardia del sito, è deceduto in un incidente.
Il Governo ha fatto sapere che i presunti resti di Suleiman Shah, secondo la tradizione annegato nell’Eufrate nel 1227, verranno trasferiti in un altro sito, sempre in territorio siriano sotto la giurisdizione turca.
Operazione dei turchi in Siria per “spostare” mausoleo in pericolo
Nella notte le truppe hanno messo in sicurezza i resti di Suleyman Shah, antenato del fondatore dell’impero ottomano, e fatto saltare la tomba.
Si sono mossi nella notte, con l’obiettivo di evacuare le guardie di un mausoleo in un enclave in territorio siriano e portare via i resti contenuti. Le truppe turche hanno lanciato un’operazione con il favore delle tenebre, per portare via gli uomini assediati alla tomba di Suleyman Shah, nonno di Osman I, fondatore dell’impero ottomano.
Un lungo corteo di mezzi militari ha oltrepassato il confine tra Turchia e Siria nell’area di Kobane, la città teatro di una lunga resistenza da parte dei combattenti curdi, accerchiati dalle truppe del sedicente Stato islamico. Hanno raggiunto la tomba e l’hanno fatta saltare dopo avere recuperato i resti, muovendo poi di nuovo verso il confine con i quasi quaranta soldati che difendevano l’enclave.
L’azione turca e la ritirata dal mausoleo ha un significato da non trascurare. Il terreno su cui si trova la tomba di Suleyman, a una quarantina di chilometri dal confine, è dagli anni Venti un possedimento turco oltre confine, uno statuto speciale concesso allora dai francesi.
Un comunicato pubblicato sul sito del ministero degli Esteri turco ha ricordato come negli anni il mausoleo sia già stato spostato in passato, quando negli anni Settanta fu costruita una diga nell’area. Nelle operazioni di questa sarebbe morto un soldato, ma non ci sono molti dettagli.
Il primo ministro, Ahmet Davutoglu, ha confermato in conferenza stampa quanto accaduto, sottolineando che non ha chiesto a Damasco il permesso di entrare in azione, poiché considera il territorio della tomba suolo turco. Nell’operazione – ha detto – sono stati coinvolti decine di mezzi, compresi un drone ed aerei da ricognizione.
Stizzita la reazione della Siria che ha detto di considerare i fatti una “palese aggressione”. La versione di Damasco è che il consolato a Istanbul sapesse dell’intenzione di portare in salvo i soldati, ma che non è stato atteso il via libera.