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Aggiunto da il 2015-01-22

Draghi lancia l’acquisto titoli e Piazza Affari festeggia: Mib a +2,4%
Quello che era stato annunciato ormai da diversi mesi, forse anni, si è realizzato come misura anticrisi, per la crescita economica, per la crescita dell’inflazione e quindi dei prezzi al consumo ed in parte per l’abbattimento del debito pubblico, tramite l’acquisto da parte della Banca Centrale Europea dei titoli di stato di ogni singola Nazione dell’Unione sulla base percentuale della quota dei vari Paesi nel capitale della Bce.
L’Eurotower: “Sessanta miliardi al mese fino al 2016. La condivisione dei rischi è solo sul 20% del totale”. I critici hanno espresso la preoccupazione che i contribuenti europei dovranno pagare il conto di un tale programma, noto come quantitative easing (QE), se un solo paese rimanesse in default sul suo debito, ha riferito l’agenzia di stampa AFP. Ma il piano è stato progettato da Draghi in modo che solo il 20 per cento di tali rischi potrebbe essere condiviso, con il restante 80 per cento a essere sostenuto dalle banche centrali nazionali dei paesi interessati.
Il QE è considerato come lo strumento più potente della banca centrale e per scongiurare la deflazione nella zona della moneta unica, in cui i prezzi al consumo effettivamente sono iniziati a crollare nel mese di dicembre.
La Bce lancia il QE: Quantitative Easing prevede l’acquisto di titoli per 60 miliardi di euro al mese fino a settembre 2016. Lo ha spiegato il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, sottolineando come l’acquisto dei titoli sarà compiuto sulla base della quota dei vari Paesi nel capitale della Bce. L’Eurotower ha inoltre deciso di lasciare il tasso principale di rifinanziamento al minimo storico dello 0,05%.
L’operazione, ha spiegato ancora il numero uno dell’Eurotower, proseguirà “comunque fino a quando non vedremo un deciso miglioramento nell’andamento dell’inflazione”, che sia coerente con l’obiettivo di un trend dei prezzi al 2%. Le misure prese, ha aggiunto, aiuteranno contro i rischi per le aspettative d’inflazione.
Rischi condivisi solo sul 20% dei titoli – I rischi dei titoli comprati, ha precisato Draghi, saranno condivisi soltanto nel caso di quelli europei, con una quota del 20% sul totale.

A un giornalista che gli chiedeva quali siano le incognite in virtù dei quali la Bce non condividerà i rischi su gran parte dei titoli che comprerà, lasciandoli alle banche centrali nazionali, il presidente ha risposto: “Dovrebbe chiederlo a persone che hanno queste preoccupazioni”. E ha anche soggiunto: “Sono rimasto molto sorpreso che il tema della condivisione dei rischi sia diventato il più importante” nella discussione al riguardo.

“Rischi nazionali, tenuto conto delle preoccupazioni” – “Si tratta di un programma molto grande, e abbiamo tenuto conto delle preoccupazioni” di alcuni Paesi decidendo di non condividere i rischi su tutti i titoli che la Bce comprerà, ha puntualizzato Draghi.

“Nessun vantaggio ai bilanci nazionali” – Draghi ha inoltre escluso che le cedole sui titoli di Stato comprati dalle banche centrali nazionali possano essere utilizzate in futuro per un alleggerimento nei bilanci nazionali.

La Bce, ha continuato Draghi, “ha un doppio limite” negli acquisti di titoli, pari al 33% per il debito di ciascun emittente e al 25% per ciascuna emissione.

Board unanime sulla decisione – Il consiglio Bce è stato “unanime” sul fatto che il quantitative easing sia un vero strumento di politica monetaria mentre sulla necessità di lanciarlo “adesso” è stato deciso “a larga maggioranza”. La maggioranza, ha detto il presidente, era così ampia che non c’è stato bisogno del voto. Rispetto alla definizione di Qe come strumento di politica monetaria il board è “stato unanime, lo dico nel senso giuridico del termine. E’ uno strumento che fa parte di quelli a disposizione della Bce”. Inoltre c’è stato “consensus sulla decisioni in merito alla condivisione dei rischi”.

Bond Grecia solo con piano troika – Quanto al caso Grecia, ha spiegato il presidente Bce, “non c’è alcuna eccezione”. C’è una deroga, ha spiegato, che consente di comprare titoli con rating speculativo ma solo in presenza di un programma di assistenza.

“Sono d’accordo – ha aggiunto – che alcuni effetti del quantitative easing sono giù prezzati dai mercati, ma solo una parte. C’è differenza fra aspettative e annuncio effettivo”.

Spread giù fino a 110 punti – Immediata la discesa dello spread tra Btp e Bund dopo le parole di Draghi: il differenziale è sceso da 115 a 110 punti base, con il rendimento decennale diminuito all’1,54%.

Le Borse festeggiano: Milano +2,44% – Le Borse europee festeggiano l’annuncio sull’acquisto di asset da parte della Bce. Piazza Affari ha chiuso in forte rialzo, con l’indice Ftse Mib che guadagna il 2,44% a 20.469 punti mentre l’All Share il 2,30% a 21.644 punti. Bene anche Londra (+1.04%), Francoforte (+1,42%), Parigi (+1,73%), Madrid (+1,69%), Amsterdam (+1,58%) e Bruxelles (0,99%).

Quantitative easing, gli effetti sperati

La Banca centrale europea lancia il Quantitative Easing, un piano di acquisti di titoli di Stato mirato a far risalire l’inflazione nell’Eurozona e a rilanciare domanda e crescita. Il programma è stato annunciato dal presidente Mario Draghi al termine della riunione di politica monetaria di giovedì, 22 gennaio. La liquidità che immetterà nel sistema la Bce, comprando titoli di Stato, è aumentata: ora è di quasi 1.200 miliardi di euro. Mercoledì sembrava che il lancio del QE equivalesse a 50 mld/al mese, quindi a 1.000 miliardi. La somma è stata invece portata a 60 mld/al mese.
Quantitative Easing significa letteralmente “allentamento quantitativo” e viene ritenuto l’arma finale a disposizione della Banca centrale europea dopo le misure extra su Abs e covered bond, o i maxi finanziamenti Ltro e Tltro.

In sostanza, la banca si pone come investitore sulla propria economia e diventa acquirente di beni (generalmente titoli di Stato) con denaro creato “ex-novo” per stimolare la crescita economica.

Il QE serve infatti a inondare il sistema di liquidità attraverso l’acquisto massiccio di titoli di Stato e altre attività finanziarie dalle banche per immettere denaro fresco nell’economia europea, incentivare i prestiti bancari verso le imprese e far crescere l’inflazione.

L’operazione dovrebbe creare in pochi mesi 1.140 miliardi di euro di moneta, con un conseguente deprezzamento dell’euro per via dell’aumento del quantitativo in circolazione, e creazione di inflazione.

Altro effetto è l’abbassamento del costo dei prestiti: l’acquisto da parte della banca dovrebbe far aumentare la domanda dei titoli e, allo stesso tempo, ridurne i costi, facilitando così l’accesso al credito. Il QE ampiamente utilizzato dalla Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti che dopo la crisi dei mutui subprime e il crack di Lehman Brothers ha varato ben tre edizioni del programma.

La Banca d’Inghilterra sta portando avanti stabilmente un piano di acquisti da 375 miliardi di sterline e la Banca del Giappone ha recentemente ampliato il proprio programma portandolo a 91mila miliardi di yen.

I primi acquisti della BCE dovrebbero avvenire a partire dal mese di marzo.