Innumerevoli persone partecipano ad una manifestazione di protesta contro le vignette satiriche sul profeta Maometto, proprio vicino al cuore della Cecenia nella moschea di Grozny, oggi 19 gen 2015.
Sarà l’amore per il Profeta Maometto?!?
Centinaia di migliaia di persone hanno invaso le strade della capitale cecena Grozny in una manifestazione contro la pubblicazione delle immagini satiriche del Profeta Maometto da parte della rivista Charlie Hebdo. La dimostrazione, intitolata “L’amore al profeta Maometto”, è stata organizzata dai religiosi della regione.
Circa 1 milione di persone, residenti in Cecenia ed in altre repubbliche del Caucaso russo, si sono riuniti per la manifestazione, ha affermato il servizio stampa del ministero dell’Interno. Sacerdoti ortodossi, soprattutto dalle repubbliche vicine, sono arrivati anche per la dimostrazione.
Migliaia di palloncini sono stati inviati in aria all’inizio della manifestazione.
I manifestanti portavano striscioni, dicendo “Noi amiamo il Profeta Maometto”, “No alle vignette satiriche su Maometto”, “l’Islam è una religione di pace e di creazione.”
I partecipanti alla manifestazione hanno detto che i musulmani non devono rispondere alle provocazioni. Uno dei loro slogan era: “La violenza non è il metodo giusto”.
La folla si è raccolta nei pressi del “Il Cuore della Cecenia,” una delle più grandi moschee della Russia.
Il capo della repubblica cecena, Ramzan Kadyrov, ha detto alla folla che l’Islam era ed è una religione di pace ed i musulmani russi non permetteranno agli estremisti di utilizzare la destabilizzare della situazione nel paese.
“Stiamo annunciando a tutto il mondo che i musulmani non permetteranno agli integralisti di utilizzare la destabilizzazione della situazione nel paese. Siamo sempre stati dimostranti attendibili della Russia. Ed ora siamo in grado di dare un atto dimostrativo adatto a qualsiasi nemico della nostra Patria.”
Secondo il leader ceceno, l’Islam insegna alle persone “a vivere in pace ed armonia con tutte le nazioni del nostro paese, ed anche con le persone di diverse credenze religiose”.
L’Europa di certo non ha tratto alcun vantaggio dai recenti eventi di Parigi che hanno lasciato 17 morti sul campo, ha dichiarato Kadyrov.
“Vediamo che i giornalisti europei ed i politici sopratutto, sotto falsi slogan sulla libertà di parola e sulla democrazia, hanno dichiarato la libertà quasi fosse l’equivalente alla libertà di volgarità e di rozzezza, ed incivilmente insultano i sentimenti religiosi altrui. Su che cosa ed a che proposito si riferisce la libertà di parola, per loro cosa vuol dire esprimersi… a Parigi come nelle altre capitali occidentali? ”
Il capo del Consiglio Mufti della Russia, Ravil Gaynutdin, ha detto che i paesi occidentali stanno abbandonando i valori della famiglia ed anche quelli spirituali.
“Dobbiamo valorizzare i nostri valori spirituali, morali e le tradizioni della famiglia. Dobbiamo costruire il nostro Paese spirituale: la grande Russia “, ha detto Gaynutdin.
La manifestazione si è conclusa con una preghiera di massa.
Grozny non è la prima città russa contro la pubblicazione delle vignette su Maometto.
Più di 10.000 persone hanno manifestato a Magas la capitale della repubblica meridionale russa di Inguscezia per sostenere l’Islam e protestare contro le vignette che insultano il Profeta. I manifestanti hanno denunciato entrambi gli estremismi che mirano a dirottare per i propri obiettivi destabilizzanti e le persone che deliberatamente insultano i musulmani e la loro fede con il pretesto di tutelare la libertà di parola dagli estremisti.
Un’edizione post-attacco di Charlie Hebdo, con il profeta Maometto che versa una lacrima mentre tiene un cartello “Je Suis Charlie” è stata pubblicata lo scorso Mercoledì. Il giornale inizialmente aveva previsto che fossero vendute 1 milione di copie, ma ora l’edizione mira a un target di 7 milioni di copie, ben lontano dalle sue 60.000 di solito in circolazione.
La questione immediatamente ha scatenato l’indignazione dei musulmani e dei gruppi islamici. La scorsa settimana manifestazioni si sono svolte in molti paesi tra cui l’Algeria, la Siria, l’India, il Pakistan e le Filippine.
Il Niger, ex colonia francese, ha visto le manifestazioni più violente. Cinque persone sono morte e 128 sono rimaste ferite durante il fine settimana a Niamey la capitale del Niger. In totale 45 chiese, una scuola cristiana ed un orfanotrofio sono state bruciate; cinque alberghi e 36 negozi di alcolici sono stati distrutti.