Oggi 22 settembre 2014 a Ginevra, è stato pubblicato l’ultimo bilancio dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) datato 18 settembre, secondo il quale L’epidemia di Ebola ha fatto 2.793 morti nei paesi dell’Africa occidentale colpiti, su un totale di 5.762 casi accertati di malattia, rappresentano perfettamente il grado di aggressività virale raggiungendo il 50% circa di mortalità sul totale degli ammalati. Il precedente bilancio, fermo al 14 settembre, indicava 2.630 morti su 5.357 casi di malattia. La Liberia è il Paese più colpito, con 1.578 morti su 3.022 casi diagnosticati di malattia.
Pubblichiamo (ABC NEWS) il rapporto del Dr. Richard Besser a Monrovia in Liberia, nel JFK Ebola Center, nel cuore della peggiore epidemia di Ebola della storia moderna. All’interno del reparto-quartiere liberiano di Ebola, visitiamo il team di sepoltura:
Ecco la nuova strategia contro Ebola: in Liberia spostano i pazienti fuori dalle proprie case in “centri di cura”. I dubbi nascono dal fatto se questi centri possano ora trasformarsi in veri e propri “ghetti”.
Ma l’Organizzazione Mondiale della Sanità ed i suoi partner, parlano di un nuovo approccio alla lotta con il virus fatale Ebola, che è stato rivelato dalla politica sanitaria proposta in Liberia: le persone infette sono spostate dalle proprie abitazioni per essere trasferiti in centri specializzati con assistenza di base.
L’iniziativa dovrebbe essere lanciata nelle prossime settimane, e mira a ridurre il rischio per le famiglie dei pazienti di contrarre il virus mortale dai loro parenti.
I “centri di cura”, di nuova costituzione, come le autorità li stanno chiamando, sarebbero composti da 15 a 30 posti letto, con ben 70 unità istituite in tutto il paese, se la mossa andrà a buon fine.
La mossa è attualmente considerata controversa, in quanto rappresenta una tacita ammissione che le strutture ospedaliere operative per 1.700 pazienti malati di Ebola, promessi dagli Stati Uniti e le altre nazioni occidentali, “non sono arrivate abbastanza in fretta” – ha affermato Lunedi scorso Peter Graaf, rappresentante nel paese del WHO in Liberia.
Per esempio, ci sono poco più di 380 posti letto negli ospedali della capitale della Liberia, Monrovia, una città con una popolazione di 1,5 milioni di persone.
Il trattamento “Home-based” (cure professionali domiciliari) si è rivelato essere problematico in zone residenziali sovraffollate, hanno detto i funzionari.
Il Washington Post ha riferito che le autorità sanitarie hanno riscontrato che nel paese si sta presentando la paura per l’epidemia mortale che attualmente si sta diffondendo ad ondate: il numero di casi raddoppia ogni settimana e per ogni paziente infetto, altri due vengono a contrarre la malattia.
“Dobbiamo arrivare al punto in cui ogni paziente malato di Ebola infetta meno di un [altro] individuo. Bisogna uscire di casa “, ha detto Graaf.
Tuttavia, l’organizzazione Medici Senza Frontiere mette in dubbio che lo spostamento pianificato dei pazienti avrà successo.
“Questo non è modo di lavorare” – afferma Brice de le Vigne, direttore del gruppo di operazioni di spostamenti ed interventi, in un’intervista al Washington Post - “Spostare le persone durante un’epidemia è una grande responsabilità e richiede enormi capacità logistiche, capacità che i paesi colpiti dall’epidemia semplicemente non hanno! Le strutture di assistenza potrebbero trasformarsi in veri e propri centri di contaminazione, a meno che il controllo delle infezioni, venga affidato a personale professionalmente qualificato e che una regolare supervisione scientifica, siano poste in atto.”