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Aggiunto da il 2013-09-12

I siti pirata sono stati da sempre una spina nel fianco dei detentori di copyright, ma quando la “Industry Association” del commercio della registrazione della Gran Bretagna ha chiesto a Google di rimuovere i siti di condivisione di file già noti dalla sua homepage, il motore di ricerca ha rifiutato di conformarsi.Google
pirate
La British Recorded Music Industry (BPI) ha contribuito ad aumentare gli sforzi lanciandosi nella difficilissima lotta per ridurre la visibilità della pirateria, dopo aver inviato a Google più di 30 milioni di richieste di rimuovere i trasgressori del copyright nel corso dell’ultimo anno, secondo alcuni rapporti di Torrent Freak.

Il BPI, che comprende i tre grandi case discografiche (Warner Music Group, Sony Music Entertainment e Universal Music Group), centinaia di artisti indipendenti che rappresentano migliaia di etichette e associati nella produzione e nella distribuzione di ogni pezzo d’autore in gioco nel campo della crociata anti-pirateria come la Recording Industry Association of America (RIAA) negli Stati Uniti, anche se meno noti negli States.

La scorsa settimana, la BPI ha inviato un Digital Millennium Copyright Act (DMCA) contenente l’avviso e l’indicazione di oltre 2.000 URL che presumibilmente violano la legge statunitense che criminalizza la produzione e la diffusione di tecnologie, dispositivi o servizi destinati a eludere le misure che controllano l’accesso a opere protette da copyright.

Il sito più importante di cui la richiesta è stato il prolifico peer-to-peer, il sito di file sharing ,i siti pirata, che sono stati da sempre nel mirino dei titolari di copyright.

Google, tuttavia, ha rifiutato di soddisfare la richiesta del BPI che denunciava i siti pirata e segnalava le home page dei siti pirata, con la specifica soltanto dell’URL, nell’intera comunicazione di natura prescrittiva, alla quale Google non ha fatto seguito con alcuna azione.

GoogleIl problema è che, mentre i risultati della ricerca sui siti pirata fornisce link a centinaia di migliaia di navigatori del web affinchè violino i diritti dei titolari di copyright, la home page di Google in realtà non fornisce link a contenuto pirata.

Ciò significa che, mentre i risultati della ricerca che forniscono le pagine dei siti pirata non possono comparire nell’indice di Google, la homepage del sito pirata, una volta aperto soddisfa questi standard, e non dovrebbe essere escluso dal farlo.

Google ha risposto alla richiesta di BPI per abbattere thepiratebay.sx con un sonoro “Nessuna azione intrapresa.”

Google ha offerto la seguente risposta:
“Numero di URL specificati nella presente richiesta di rimozione per violazione del copyright che non abbiamo rimosso=0 perché non abbiamo riscontrato la violazione del copyright specificato; abbiamo già esaminato gli URL in una richiesta precedente. O gli URL erano errati o comunque hanno portato ad un errore di connessione”.

Mentre Google potrebbe essere accusato di essere molle se non addirittura troppo elastico nella lotta contro la pirateria, non ha di fatto rimosso gli altri 29 domini più importanti su richiesta della BPI, che si estendono su oltre 2.055 URL.

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